Impegnato, ma senza esagerare. Lo scopo del tradizionale evento musicale patrocinato dal Vaticano: raccogliere fondi per Missioni Don Bosco in Ucraina.
“La musica e il canto sono inni all’amore, alla speranza, alla gioia. Fate che sia Natale tutti i giorni e non solo una volta l’anno. Il Natale, come diceva Giovanni Paolo II, è sempre una nuova epifania di bellezza”. Nelle ore precedenti lo spettacolo, Papa Francesco ha incontrato i protagonisti della trentesima edizione del Concerto di Natale, quest’anno dedicato alla Pace. Il tradizionale evento musicale si è tenuto sabato 18 dicembre all‘Auditorium della Conciliazione. L’obiettivo primario: raccogliere fondi in favore di Missioni Don Bosco, l’organizzazione dei Salesiani che opera per alleviare le sofferenze di chi, in primo luogo i bambini, soffre a causa di guerre e carestie. Quest’anno il ricavato dell’evento sarò devoluto a favore della Casa intitolata a Maria Ausiliatrice, a Kiev.
Un tempo per racimolare offerte la Chiesa si affidava alle lugubri indulgenze: un soldino a me; la salvezza dell’anima, in vista della morte, a te (era consentito il giroconto per le persone care). Oggi alle nostre latitudini la salvezza dell’anima, presi come siamo dai nostri numerosi impegni sulla Terra e dal mantra nichilista del dio morto (Guccini feat. Nietzsche), non è più un problema che angosci chissà quanto. Parola d’ordine: chi vuol essere lieto sia perché del domani non c’è certezza! Dunque anche la carità e la beneficenza devono essere goderecce. Sul palco dell’auditorium vaticano si sono esibite così quattordici stelle della musica italiana e internazionale (assente all’ultimo minuto Riccardo Cocciante). Al loro fianco tre giovani cantanti, attori e sportivi di primo livello. Lo spettacolo c’è stato. Una riflessione più approfondita sui temi della guerra e della miseria, per mezzo del linguaggio universale della musica, no. Ma del resto non era questo ciò che il pubblico si aspettava dalla serata, giunto a teatro per lo più per divertirsi.
“Non possiamo certo illuderci che uno spettacolo musicale possa determinare una svolta nello sviluppo degli eventi, ma certo la musica ha la capacità di ammorbidire le nostre ruvidezze, di smorzare la nostra arroganza, di pacificare la nostra inquietudine, di renderci per un attimo migliori, e anche speranzosi”. Con queste parole, il rettore maggiore dei salesiani Don Àngel Fernàndez Artime si è rivolto al pubblico e agli artisti, accompagnati dall’Orchestra Italiana del Cinema diretta dal Maestro Adriano Pennino. Gli spettatori hanno risposto presente riempiendo l’Auditorium, pagando volentieri l’obolo necessario per acquistare il non modico biglietto. I cantanti, introdotti dalla radiosa Federica Panicucci, si sono adeguati al candido messaggio del rettore. Tanti vecchi cavalli di battaglia, qualche inedito, reinterpretazioni di brani celebri altrui: il repertorio – vario nella forma dei generi musicali, ma monotono nella sostanza dei testi – è stato in sintonia con lo spirito dell’evento. Dunque serio. Ma non troppo.
La musica leggera, con i suoi piccoli-grandi problemi di cuore (Orietta Berti, Gigi D’Alessio, Amy Lee, Darin, Aka7even, insolitamente Neri Marcorè) l’ha fatta da padrone, lasciando solo di rado il passo a composizioni maggiormente impegnate (Fiorella Mannoia, Kayma). Impegnate sì, ma soprattutto dal punto di vista psicologico-esistenziale. Introspettivo. Oppure senza il coraggio di indicare espressamente chi sono le vittime e chi i carnefici da accusare: il coraggio di dire la verità. Ciò del resto è in linea con la sensibilità artistica contemporanea: così attenta a scandagliare gli abissi sentimentali del proprio foro interiore, pure ammiccando a vacue forme di ribellismo, al punto da perdere di vista però la natura essenziale dei fenomeni collettivi, culturali, sociali, politici, economici che ci circondano. Anche questi maestosi processi – per comprendere i quali l’arte in sé non basta – gli artisti dovrebbero capire. Raccontare. Dovrebbero farlo, per interpretare con coscienza l’origine delle emozioni che intendono esprimere.
Temi come quelli della guerra, della povertà, dell’emarginazione sono invece di norma appena sfiorati. Tanto meno, per mezzo dell’arte e dello specifico linguaggio musicale, ci si propone generalmente di smascherare le cause profonde di tale stato di miseria. “Le canzonette – amava ripetere il dimenticato poeta Franco Fortini – sono una parodia del mondo contemporaneo: eros e tecnologia”. Tant’è, bischero di un Fortini! Ma tanto non interessa quasi più a nessuno quello che dici. Il pubblico-massa vuole essere spensierato – ciò è anche comprensibile – e le industrie culturali lo assecondano volentieri. Senza rimorsi.
Prima di passare oltre, diamo però alla giovane Veronica Kirchmajer quanto che gli spetta: un plauso d’incoraggiamento, per aver provato a cantare al di là del solito muro. A differenza delle coetanee Eliana Tumminelli e Felicity Lucchesi, pure loro sul palco dell’Auditorium e vincitrici della seconda edizione del Christmas Contest (“X-Factor e Propaganda fide”: materiale per un simposio di teologi) la giovane Veronica si è esibita intonando un brano originale: I guerrieri del mare. Una canzone che parla sì d’amore, ma lo fa partendo da una riflessione sulle sofferenze provocate da quell’enorme fenomeno storico che sono le immigrazioni di massa degli ultimi trent’anni. In particolare, nel caso dell’immaginario della Kirchmajer, i viaggi della speranza e dell’illusione tra le sponde del Mediterraneo.
Ma torniamo spensierati. The show must go on, come dicono negli Stati Uniti! All’eterna ragazza Cristina D’Avena accompagnata dal Piccolo Coro Le Dolci Note, è stato affidato così il compito di accendere l’atmosfera natalizia in sala. Il pubblico, anagraficamente maturo e apparentemente poco incline agli infantilismi, si è puffato però d’un tratto quando sono partiti i pezzi forti della simpatica bolognese. Non si crede più a Babbo Natale? E va bene (quantomeno, non si crede più a quello vestito di rosso che porta i regali). Ma perché rinnegare anche i cartoni animati?
Maggiore successo e coinvolgimento degli spettatori, per quanto riguarda le canzoni natalizie, hanno certo riscosso Vincent Bohanan e il suo Sound of Victory Gospel Choir. Sono stati scatenati e trascinanti, nel loro inglese stretto incomprensibile ai più, come sanno esserlo solo gli officianti afroamericani di un rito religioso cristiano-evangelico. Oltreoceano hanno lo spettacolo nelle vene! Pure durante la messa. Anche per questo, forse, laggiù le chiese sono più frequentate di quelle nei dintorni del Vaticano.
Il pastore post-moderno Hevia, asturiano celebre per gli assoli-pop di cornamusa, e il sassofonista francese Jimmy, col suo Sax-appeal non indifferente alla platea femminile e nemmeno alle brave coriste sul palco, hanno offerto invece al pubblico il gusto d’ascoltare una godibile e ritmata musica strumentale.
Un discorso a parte meritano i due ospiti d’onore dell’evento: il celebre tenore José Carreras e Andrea Griminelli, il miglior flautista dei nostri tempi. Le vielliard terrible José, di spirito e voce sempre potenti, dopo il canto ha commosso il pubblico parlando della lotta vittoriosa contro la leucemia, da lui sconfitta oramai una trentina di anni fa. Oggi il señor Carreras è il responsabile della fondazione che porta il suo nome e finanzia la ricerca contro le malattie onco-ematologiche. Sentito, da parte del grande interprete insignito per l’occasione anche di un premio alla carriera, il tributo a Luciano Pavarotti. “Luciano – questa la bella definizione dello spagnolo, che con Pavarotti e Placido Domingo formava il trio de “Los tres tenores” – Luciano era semplicemente fantastico, perché aveva il sole nella voce”.
Il duetto Carreras-Griminelli ha nobilitato la serata, forte della potenza della lirica e di quella certa qual cultura che questo genere d’arte sempre porta con sé. Il pubblico-massa si eleva nello spirito per qualche minuto. Onora i Maestri con una commossa standing ovation. Poi torna alle bruttezze della vita quotidiana odierna, dentro e fuori il teatro, ricca o povera che sia. Spaziare da I Puffi all’Adeste Fideles passando per canzoni neomelodiche in napoletano o in inglese – tra le réclames di un noto dado da zuppa e quella di una maionese impazzita, proiettate con intenti subliminali sullo sfondo del palco – tutto ciò poteva provocare un certo disorientamento nello spettatore più sensibile. Pochi nel pubblico, tuttavia, sembravano provare disagio. E in fondo meglio così: tanto di guadagnato per la causa benefica dei Salesiani, che resta la cosa più importante della serata.
I momenti di riflessione collettiva sono stati affidati per lo più alla lettura, da parte degli attori, di celebri discorsi pronunciati da alcuni notevoli personaggi del Novecento (Martin Luther King, Nelson Mandela) e di questo primo scorcio di secolo (Malala Yousazfai).
Oltre a Elena Sofia Ricci, Bianca Guaccero e Leo Gullotta sul palco sono saliti pure alcuni campioni dello sport nazionale. Prima l’eterna regina delle acque Federica Pellegrini (“Lo sport è vita: difendiamolo per difendere noi stessi”) e il re dello sprint Marcell Jacobs (“Costruite i vostri sogni giorno dopo giorno, ragazzi!” ha esortato l’atleta in un collegamento a distanza). Poi ecco l’elegantissima Fiona May, protagonista di alcuni progetti Don Bosco in Africa, e Chiara Vingione, la brava e pluripremiata campionessa nazionale di basket paralimpico.
Li nomino per ultimi solo perché, come si usa dire nel loro campo, in realtà sono i primi. I veri protagonisti della serata dell’Auditorium. Durante lo spettacolo, hanno preso infatti la parola anche alcuni esponenti di Missioni Don Bosco, tra cui il presidente Daniel Antunéz. Il carismatico Don Daniel e i suoi soci in abito talare, con l’ausilio della triste testimonianza di una donna ucraina rifugiata, hanno ricordato a tutti perché fossimo lì riuniti, in quel comodo e caldo teatro, soddisfatti d’ascoltare della bella musica, tra un selfie e l’altro. Costante e doveroso per tutta la serata è stato l’invito a donare (a proposito: mandiamo tutti un SMS al 45594). Allo spettacolo, simbolicamente partecipava un convitato di pietra: la Russia. Il nome della Federazione non è stato mai pronunciato. Missione Don Bosco si muove in punta di diplomazia. E non potrebbe essere altrimenti.
Alla ricerca di un messaggio che possa racchiudere il senso di questo evento, ecco venirci in soccorso le parole dell’incantevole Elena Sofia Ricci. “L’arte e la bellezza salveranno il mondo!”. Tuttavia non ne siamo convinti, Elena. “Del resto – continuava l’attrice, per rafforzare la propria tesi – questo non lo dico io: spiriti ben più illuminati del mio lo hanno fatto prima di me”. Prendiamo quel formidabile indagatore dell’animo umano che è stato lo scrittore Fëdor Dostoevskij. Siccome noi non siam degni di rispondergli, lasciamo lo faccia indirettamente, per noi, il collega Lev Tolstoj.
Che fare, dunque, per risolvere le ingiustizie di questo mondo? “Mentre riflette e si impegna in una raccolta di fondi presso i suoi amici facoltosi [magari grazie ad un concerto di gala all’Auditorium della raffinata San Pietroburgo, ndr] Tolstoj si dedica allo studio dell’Economia politica, leggendo attentamente “La ricchezza delle nazioni” di Adam Smith. La scintilla di intelligenza divina che Tolstoj è, anche applicata all’economia, produce risultati meravigliosi. […] Sia quando parla di problemi morali o analizza le enormi diseguaglianze sociali, sia quando si occupa della vera natura della moneta e dei meccanismi dell’economia di mercato, ma soprattutto quando insiste sulla necessità imprescindibile di una rinascita spirituale dell’Occidente e dell’Oriente”.
Quello di Tolstoj vuole essere un invito universale, rivolto ai compagni d’arte d’ogni specie tempo e luogo, d’indagare criticamente il mondo che li circonda per mezzo dello studio della storia, delle scienze sociali, della filosofia. Di uscire dalla, e tornare nella, poesia dell’arte non prima di esser passati per le fatiche della prosa della scienza. La vera arte è quella che rispecchia fedelmente la realtà. Lo studio scientifico, sistematico e soprattutto sensato di questa non solo migliora la qualità del riflesso, dunque il contenuto e la forma dell’opera a prescindere dallo stile adottato, ma è il solo modo di cui gli uomini dispongono per trasformare a fin di bene il mondo in cui vivono. L’arte in sé, bella o brutta che sia, non può in alcun modo decidere le sorti dell’umanità. Trattasi semplicemente di una profezia vuota. Consolatoria dell’apatia individuale, al cospetto dei drammi della storia che paiono così privi di senso. E della falsa impotenza collettiva, di fronte a questi.
Comunque la si pensi sull’arte e lo spettacolo contemporanei, sul mondo in cui ci è dato di vivere, sui suoi problemi e i mezzi per risolverli; seppur non risolve le questioni, perché solo le attenua, praticare la carità resta un gesto nobile. Con cui fare del bene, in attesa che si torni a ragionare spassionatamente di massimi sistemi. Cosa che oggi è divenuta tragicamente inattuale. Anche nel mondo dell’arte.
Appuntamento in prima serata nell’ecumenico Giorno della Pace il 1 gennaio, su Canale 5, per la messa in onda del concerto.
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L’elenco dei partecipanti in ordine alfabetico e delle canzoni.
Aka7even: Non piove più / Mi manchi
Orietta Berti: Film (La mia vita è un film) / Quando ti sei innamorato
Vincent Bohanan and The Sound of Victory Gospel Choir – Medley: Oh happy day / Joyful Joyful – Oh Give Thanks / I Will Follow Him / Jerusalema
José Carreras & Piccolo Coro Le Dolci Note: Adeste Fideles / con Andrea Griminelli: Pregaria di Fermi M. Álvarez / El dia que me quieras di Carlos Gardel
Gigi D’Alessio: Caruso / Non dirgli mai
Cristina D’Avena & Piccolo Coro Le Dolci Note – Medley 1: L’altro Natale / Alla scoperta di Babbo Natale / Din Don Dan – Medley 2: Mila e Shiro / Kiss me Licia / I Puffi sanno / Occhi di gatto
Darin – Medley: Satisfaction / Can’t stay away / Superstar
Hevia, con la sorella Maria José alle percussioni: Busindre Reel
Kayma – Medley: Learn to Say No / Bad Blood
Amy Lee di Evanescence, con Will Hunt alla batteria: Bring me to life / con Veronica Rudian al pianoforte: Across the Universe
Fiorella Mannoia: Che sia benedetta / Il peso del coraggio
Neri Marcoré: Can’t Help Falling in Love
Jimmy Sax – Medley: Time / Smile
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Vincitori del “Christmas Contest” – Felicity Lucchesi: Christmas Comet / NaElia: Ipotizziamo io e te / Veronica Kirchmajer: I guerrieri del mare