La mostra internazionale “Cosmos Discovery” sta per atterrare a Roma al Guido Reni District, uno spazio espositivo incredibile per una mostra mondiale sull’era spaziale dell’umanità.
Emozioni a non finire, nel poter avere a pochi centimetri di distanza quello che l’umanità ha saputo creare negli anni, in una mostra patrocinata da Esa, Inaf, Cisas, Ministero dell’Istruzione e della Ricerca e Comune di Roma con l’esposizione in uno spazio di 400m del progetto tridimensionale di spazioporto nell’Expo “Orgoglio Italiano” nell’ambito delle frontiere del Made in Italy nel settore aerospaziale.
Inoltre sarà presentato in anteprima europea il plastico 3×3 mt. del futuristico “Spaceport America”, l’unico spazioporto per voli suborbitali progettato e realizzato negli USA dalla compagnia Virgin Galactic del miliardario inglese Richard Branson.
Dopo il successo di oltre 200 mila visitatori a Lisbona, la società promoter della mostra, la Venice Exhibition presenterà a Roma l’enorme plastico in scala 1:1000, realizzato grazie alla precisione di una costosa stampante 3D ad alta definizione. Il plastico avrà una superficie di 9 mq. rispettando le proporzioni del grande spazioporto americano operativo dal 2011 in Nuovo Messico, comprendente, proporzionata in scala, anche la sua pista di atterraggio lunga oltre 3 km.
Il progetto “Spaceport America” della Virgin Galactic è fonte di ispirazione dello spazioporto che sarà realizzato in Italia entro il 2022 dalla stessa compagnia inglese assieme alla partecipata Altec, dando seguito all’accordo siglato nel 2016 fra Agenzia Spaziale Italiana, Ente Nazionale Aviazione Civile e Agenzia federale USA per l’Aviazione e sta suscitando grande curiosità visto che le istituzioni italiane sono già state incaricate dalla società inglese di individuare un aeroporto militare tra Lazio, Veneto, Puglia e Sardegna dove ricavare il futuristico spazioporto e far decollare e atterrare i voli suborbitali che permetteranno tragitti di un’ora per collegare Roma a New York.
Ma la mostra Cosmos Discovery non è e non sarà solo plastico e progetti. Infatti l’intera mostra sarà suddivisa in 10 sezioni che conterranno oltre 250 oggetti ‘culto’ appartenuti alle leggendarie missioni americane e Russe che hanno portato ciò che era considerata pure fantascienza ad una realtà tangibile e soprattutto raggiungibile. Infatti oltre alle storie dei pionieri dell’esplorazione spaziale come la cagnetta Lajka, lo scimpanzé americano Enos, il primo umano nello spazio Jurij Gagarin, spazi della mostra ospiteranno invece reperti delle missioni del programma Apollo e una collezione di tute spaziali di tutte le epoche fino alla più recente adatta allo SpaceFlight attorno alle stazioni spaziali orbitanti.
Fra i pezzi più imponenti l’enorme razzo Saturn e i tre moduli di base originali del razzo russo Soyuz. I rover statunitense e russo utilizzati per il terreno lunare e fra gli oggetti provenienti dallo spazio una pietra estratta sulla Luna e una collezione di asteroidi vecchi di decine di milioni di anni. Inoltre, in una sezione a parte dedicata a navette e stazioni spaziali sarà anche possibile apprezzare attrezzature originali dello storico centro di controllo di Houston da cui fu coordinato l’allunaggio statunitense del 1969.