Alla scoperta dell’armonia tra i sapori e i sentimenti nel nuovo film di Tran Ahn Hung
In un tempo in cui i film spesso esaltano l’azione frenetica e gli effetti speciali, “La passion de Dodin Bouffant” di Tran Ahn Hung offre un riposo per l’anima e un banchetto per gli occhi e i sensi. Basato sul romanzo di Marcell Raouff, “La vie et la passion de Dodin-Bouffant, gourmet”, il film è un affascinante ritratto di Dodin Bouffant, il “Napoleone della gastronomia”, e della sua relazione con la cuoca Eugénie.
Non è solo una storia d’amore o un racconto gastronomico, è un amalgama di entrambi. Le mirabolanti ricette preparate da Dodin e Eugénie – dai consommé agli arrosti, dai dolci miracolosi alle “ordinarie” omelette – sono più che semplici pietanze; sono una metafora dell’amore e della vita, ogni piatto un capitolo nella loro storia d’amore platonica.
Gran parte della trama ruota intorno alla conversazione raffinata che Dodin ed Eugénie intrattengono, una conversazione che si snoda attraverso i segreti e le storie della cucina. Dai ricordi legati al tempo dei papi ad Avignone, all’esaltazione del genio di Antonin Carême e di Auguste Escoffier, il film diventa una celebrazione della cultura gastronomica.
Tuttavia, il regista va oltre. Con un tocco quasi impercettibile, Hung dipinge un affascinante ritratto d’epoca, immerso nell’immaginario della fine dell’Ottocento, tra letteratura, pittura e innovazione tecnologica. La casa di Dodin, con la sua cucina come fulcro, viene rivelata in un passaggio fluido da un piano all’altro, quasi come un personaggio a sé stante. E non manca una sensibilità quasi impressionista nel catturare la luce della campagna circostante.
Il film, pur immergendosi in queste gioie gastronomiche e terrene, non elude il dramma. Tuttavia, tale elemento drammatico non sfocia mai in tragedia, ma piuttosto sembra un passaggio inevitabile della vita, come lo scorrere delle stagioni o la rugiada che si dissolve al calore del sole. “La passion de Dodin Bouffant” è un film che probabilmente avrebbe trovato l’approvazione di un maestro come Jean Renoir. Un’opera che celebra la vita in tutte le sue sfumature, dalla tavola alla relazione umana, dalla passione alla malinconia. È un film che invita a rallentare, a gustare ogni momento, come si farebbe con ogni singolo boccone di un pasto preparato con amore. Tran Ahn Hung, con l’aiuto delle performance magnetiche di Juliette Binoche e Benoit Magimel, è riuscito a creare un film che è un vero e proprio banchetto per l’anima.