Il passaggio di testimone tra il ruolo di interprete a quello di regista si rivela una metamorfosi intensa e intima per Kasia Smutniak, che presenta alla Festa del Cinema di Roma 2023 il suo documentario “Mur”. Con l’anteprima mondiale a Toronto e l’uscita nelle sale italiane il 20 ottobre grazie a Luce Cinecittà – e con la distribuzione in Polonia prevista per dicembre – il film si segnala come un atto di coraggio e di affermazione personale e professionale.
“Mur” non è solo la testimonianza di un’attrice che attraversa la soglia che la separa dalla direzione artistica, ma è soprattutto una risposta ad un’esigenza profonda di raccontare una vicenda significativa, un momento cruciale. Smutniak apre una finestra sul suo bisogno di far luce su eventi di grande rilevanza, sullo sfondo di una Polonia che si dibatte tra passato e presente, memoria e attualità.
L’attrice e regista polacca naturalizzata italiana condivide la genesi di questo suo progetto ambizioso: “Il progetto nasce da un mio disperato bisogno di mettere luce su una situazione che si stava creando, poter prendere parte a qualcosa di epocale che stava accadendo.” La sua determinazione è palpabile nelle parole e nelle azioni, descritte come un cammino per rompere la sensazione di impotenza di fronte a una realtà complessa e spesso schermata all’attenzione pubblica.
Il titolo “Mur” è in sé un forte simbolo, che connota il film con un messaggio potente e multistrato. La pellicola inizia e termina con la rappresentazione di un muro, e lo stesso concetto si estende ben oltre il semplice elemento architettonico, evocando separazioni culturali, storiche e politiche.
La posizione di Smutniak sulle recenti elezioni in Polonia è chiara e decisamente ottimista. Con una partecipazione che ha visto una prevalenza di donne e giovani tra i 18 e i 30 anni, la regista sottolinea l’importanza del voto e l’errore di considerarsi ininfluenti nelle dinamiche politiche: “Siamo un popolo impigrito, siamo quella generazione a cui tutto sembra inutile, ma qui abbiamo la dimostrazione del contrario.”
Con “Mur”, Smutniak non solo si afferma nel nuovo ruolo di narratrice visiva ma si propone come voce attiva in un dialogo culturale e politico di ampia portata. La sua opera è un ponte tra il personale e il collettivo, un appello all’azione e all’impegno civico, dimostrando che anche attraverso la lente del cinema è possibile influenzare e ispirare la realtà.