L’eco del successo di “Suburra”, la serie televisiva che ha tenuto incollati agli schermi una legione di fan, riecheggia ancora nei corridoi della Festa del cinema di Roma, dove i primi due episodi di “Suburræterna” hanno fatto il loro debutto. Il romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini, già trasformato in film nel 2015 e successivamente in una celebre serie Netflix, trova ora una nuova linfa in questo sequel che promette di non deludere le alte aspettative.
L’attenzione è puntata sul personaggio di Spadino, interpretato da Giacomo Ferrara, il cui carisma e la cui complessità ne hanno fatto il comprimario più amato dal pubblico. La storia riprende nel momento di massima tensione lasciato in eredità dall’ultima stagione di “Suburra”, con la tragica morte di Aureliano (Alessandro Borghi) che segna una svolta decisiva nella vita di Spadino, deciso a lasciarsi alle spalle la criminalità per le perdite troppo gravi subite.
Roma appare come un crogiuolo di tensioni e lotte per il potere, con i Luciani pronti a insorgere contro gli Anacleti e la Chiesa sullo sfondo, preda di dinamiche interne che minacciano di spazzar via l’ordine costituito. E mentre la Capitale freme, Spadino è a Berlino, immerso in una nuova esistenza fatta di musica e libertà, lontano dai fantasmi del passato.
Tuttavia, il destino ha in serbo per lui un ritorno a Roma, un ritorno che si preannuncia essere un fulcro di svolte narrative impattanti e sorprendenti. Il suo rientro segna il precipitare degli eventi: la famiglia Anacleti è sul punto di cadere e l’indifferenza di Spadino verso il potere che potrebbe reclamare accende nuove scintille nel già incendiario scenario romano.
“Suburræterna” mostra coraggio nel proseguire senza uno dei suoi pilastri, Alessandro Borghi, e questo cambio si avverte profondamente. È una scommessa emotiva e narrativa, che carica le spalle di Ferrara con il peso di un’eredità pesante. In aggiunta, il cambiamento di guardia alla regia, con Ciro D’Emilio e Alberto Tonda al timone, introduce nuove visioni e prospettive.
Il format e lo stile della serie originale permangono, con quell’affascinante mix di debolezze e forze che il pubblico ha imparato ad amare. Sebbene ci sia stata una preferenza per un inizio più densamente narrativo, gli episodi si distinguono per essere diretti e accessibili, mantenendo lo spettatore a bordo del viaggio nonostante i cambiamenti.
La partenza di Borghi lascia un vuoto, ma “Suburræterna” non si dimentica delle sue radici, rendendo chiaro che la sua presenza continuerà ad aleggiare nella serie, una promessa di continuità nel cuore dei fan. Con un mix di nuove sfide e personaggi carismatici, la serie promette di tenere alta l’attenzione, riaffermando la propria identità nel vasto panorama delle narrazioni televisive contemporanee.