Superati i due milioni di spettatori in Francia ecco a Roma, sul red carpet del festival Internazionale del Cinema, C’est la vie – prendila come viene, un film di Éric Toledano e Olivier Nakache, registi di quel caso cinematografico che è stato Quasi amici.
Un genere quello del wedding movie che trova davvero molto spazio nel cinema mondiale, basti pensare a capolavori come l’inglese Quattro matrimoni e un funerale e l’americano Il matrimonio del mio migliore amico degli anni Novanta, ma nel suo sotto insieme che comprende preparativi del matrimonio, addii al celibato o al nubilato che hanno anch’essi i loro esponenti nel campo cinematografico in film come Notti da Leoni, Le amiche della sposa ed altri.
E C’est la vie si inquadra proprio in questo settore in cui per una volta il soggetto principale non riguarda gli sposi, o i futuri sposi, ma coloro che vivono l’evento intorno agli sposi o addirittura al servizio degli sposi.
C’est la vie infatti racconta cosa accade in una lunga giornata che culminerà con la grande festa che Max, organizzatore di matrimoni, e il suo team stanno allestendo in un grande castello fuori Parigi.
Elena e Pierre gli sposi, hanno pensato ad ogni dettaglio per il loro matrimonio. Ma una serie di eventi avversi minano la riuscita dell’evento, il wedding planner, Max, inizia a vacillare nella sua funzione e la situazione diventa esplosiva.
Un film corale che mette in luce la dimensione collettiva di un matrimonio che poi è anche un po’ quello che accade su un set. “È vero sembra in qualche modo uno specchio del mondo del cinema, perché anche qui raccontiamo un dietro le quinte di uno spettacolo – ammette il regista – Fare un film che racconta un set cinematografici dopo Truffaut e il suo Effetto notte penso che sia difficile, ma ci interessava tornare a mostrare le mani e le braccia che realizzano una festa così”.
E quindi il film si concentra su camerieri, musicisti, personale di cucina, tutto cio’ che rende il matrimonio/evento un insieme di piccoli ingranaggi ognuno dei quali è indispensabile all’altro per mantenere in piedi un meccanismo più complesso.
La commedia, divertente e anche poetica, è secondo il regista rispecchia la società francese di oggi: “Una società multiculturale ma in qualche modo ripiegata su se stessa. Bisogna superare gli ostacoli che ci troviamo di fronte ed esistono due modi per farlo: o si arriva insieme, oppure ognuno per conto proprio. La commedia, e sono contento di dirlo in Italia, lo dice in modo ancor più efficace rispetto a film più seri”.