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Liceo Cavour occupato: prosegue l’autunno caldo delle scuole superiori romane

foto: Riccardo Piccioli

Non si placa la tensione nelle scuole superiori di Roma. Nella mattinata del 25 novembre anche il liceo Cavour è stato occupato. Ad annunciarlo è stato il collettivo scolastico, che ha spiegato le ragioni della protesta, motivata da una serie di rivendicazioni politiche e sociali. La mobilitazione degli studenti si inserisce in un contesto di fermento che coinvolge ormai numerosi istituti della capitale.

Secondo quanto comunicato dagli studenti occupanti, le principali motivazioni della protesta riguardano le politiche del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. In particolare, gli studenti contestano alcune recenti dichiarazioni del ministro sul patriarcato e criticano le sue riforme, ritenendole lontane dalle esigenze della scuola pubblica.

Tra le richieste del collettivo, figurano anche tematiche di carattere internazionale e sociale: lo stop al “genocidio in Palestina”, maggiori investimenti nel sociale anziché nelle spese militari, e la destinazione dei fondi pubblici alle scuole piuttosto che alle grandi opere infrastrutturali.

L’occupazione del Cavour ha trovato immediata solidarietà tra gli altri istituti romani, che hanno risposto con il motto “Complici e solidali”. Il fermento del Cavour si aggiunge a una lunga serie di mobilitazioni che hanno visto protagonisti, nelle scorse settimane, scuole come il Gullace, l’Albertelli, l’Enzo Rossi e il Plinio Seniore.

Le occupazioni non sono state esenti da controversie. Al Gullace, ad esempio, la protesta è stata segnata da due incendi, mentre all’Enzo Rossi sono stati registrati danni strutturali per un valore stimato di 20mila euro. Situazioni simili si sono verificate in altri istituti, sollevando critiche da parte di dirigenti scolastici e genitori, preoccupati per le conseguenze delle proteste.

Anche al liceo Cavour, l’occupazione ha acceso i riflettori su questioni irrisolte che vanno oltre le rivendicazioni politiche attuali. Il Cavour, infatti, fu teatro nel 2012 di una tragica vicenda di bullismo che portò al suicidio di Andrea Spezzacatena, noto come il “ragazzo dai pantaloni rosa“. Una storia che il recente film Il ragazzo dai pantaloni rosa, accolto con successo nelle sale cinematografiche e proiettato in molte scuole italiane, ha riportato alla memoria collettiva.

La vicenda di Andrea Spezzacatena rappresenta purtroppo solo uno dei tanti episodi di bullismo che, oggi come allora, continuano a macchiare il mondo scolastico. Il bullismo, infatti, sta assumendo tratti sempre più violenti e pericolosi, trasformandosi con crescente frequenza in fatti di cronaca. Tuttavia, ogni episodio, indipendentemente dalla sua gravità, rappresenta una tragedia per chi lo subisce, lasciando tracce indelebili nelle esperienze delle vittime e delle loro famiglie.

Non di rado, queste vicende si consumano in un clima di silenzio che vede spesso l’assoluzione, implicita o esplicita, di genitori e corpo docente. La mancata assunzione di responsabilità contribuisce a perpetuare una cultura dell’indifferenza, che amplifica il senso di isolamento e impotenza delle vittime. Il ricordo di Andrea, che avrebbe potuto essere messo in luce durante l’occupazione del Cavour come simbolo di un impegno collettivo contro il bullismo, sembra invece sfumare tra le urgenze di altre rivendicazioni.

Nonostante il peso della memoria di Andrea Spezzacatena, sembra che il ricordo di quella vicenda non sia stato inserito tra le motivazioni ufficiali della protesta degli studenti del Cavour. Questo silenzio è stato criticato da alcuni osservatori, che vedono in esso una mancata occasione per riflettere sul ruolo della scuola nella prevenzione del bullismo e nel sostegno psicologico agli studenti.

Allo stesso tempo, durante l’occupazione, il liceo si trasforma in un luogo di festa nelle ore serali, con eventi organizzati dagli studenti che sembrano cozzare con il tono grave delle rivendicazioni pubbliche. Questo contrasto ha sollevato perplessità sia tra i genitori che tra gli stessi studenti, divisi tra il sostegno alle proteste e il disappunto per alcune modalità di gestione.

L’occupazione del Cavour rappresenta l’ennesimo capitolo di un autunno caldo che evidenzia un disagio diffuso tra gli studenti romani. Al centro delle proteste ci sono non solo temi legati alla scuola, ma anche questioni più ampie, come i diritti umani, la pace e l’uguaglianza sociale. Tuttavia, le tensioni interne e le critiche sulle modalità di protesta rischiano di oscurare il messaggio centrale degli studenti.

Resta da vedere come si evolverà la situazione nei prossimi giorni e se le istituzioni scolastiche e politiche saranno in grado di rispondere alle richieste dei giovani, cercando al contempo di affrontare con serietà e concretezza il dramma del bullismo, che resta una delle sfide più urgenti e complesse per il mondo della scuola e della società intera.