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La Roma affonda nel recupero: Gabrielloni e Nico Paz regalano al Como tre punti d’oro

Sembrava tutto ormai scritto, uno 0-0 destinato ad archiviare un match opaco e povero di guizzi. E invece, nei minuti di recupero, il Como di Cesc Fàbregas piazza il colpo del ko e spinge la Roma in una zona pericolosissima della classifica. Un doppio colpo in extremis, firmato Gabrielloni e Nico Paz, riporta i lombardi alla vittoria dopo una lunga astinenza, ribaltando ogni pronostico e consegnando alla squadra di casa tre punti vitali in ottica salvezza.

La Roma, dal canto suo, conferma la propria crisi di risultati lontano dall’Olimpico: quindici gare esterne senza un successo tra campionato e coppe, un digiuno che dura da ben otto mesi. L’illusorio miglioramento intravisto nelle ultime due partite, contro Lecce e Braga, lascia il posto ad una prestazione sottotono, priva di intensità e idee, che macchia ulteriormente il cammino stagionale dei giallorossi.

Ranieri deve fare i conti con diverse defezioni: fuori Mancini per stanchezza e, all’ultimo, anche Hummels per un improvviso attacco febbrile. La difesa capitolina ne risente: Celik è costretto ad agire come braccetto a destra, mentre Hermoso si colloca sul versante opposto, per una linea arretrata del tutto inedita. Dall’altra parte, Fàbregas conferma il collaudato assetto, puntando sulle invenzioni di Paz e Strefezza, veri fari della manovra lariana.

I cori dei tifosi comaschi iniziano un quarto dopo l’inizio della partita mentre sul campo la sfida si accende a tratti: Dybala, schierato come falso nove, si muove con generosità, cercando spazi per i compagni, ma la Roma fatica a trovare sbocchi concreti. I giallorossi provano a pungere soprattutto sulla corsia di destra, con Abdulhamid che però, pur avendo gamba, manca del tocco risolutivo negli ultimi metri. Il Como invece spaventa Svilar con la punizione di Nico Paz, che si stampa sulla traversa, e con Strefezza, sempre insidioso al limite dell’area.

Nella ripresa Ranieri getta nella mischia Dovbyk e riorganizza la trequarti con Dybala arretrato, ma a salire di tono è il Como: Da Cunha, Fadera e Cutrone mettono in difficoltà una Roma che appare sfilacciata, incapace di risalire il campo e soggetta alla costante pressione dei padroni di casa. Svilar si erge a protagonista, sventando una serie di conclusioni pericolose, compresa una punizione velenosa di Paz.

Le mosse tattiche non cambiano l’inerzia: la Roma inserisce Pisilli, Pellegrini, Mancini, ma senza incidere, mentre il Como alza ancora i giri. Il finale è un monologo comasco, con i capitolini costretti sulla difensiva. Quando sembra ormai tardi per ogni speranza, arriva il meritato gol dei padroni di casa: una giocata di grande classe di Cutrone innesca Gabrielloni che insacca il vantaggio proprio allo scadere. Un colpo durissimo per la Roma, che perde la concentrazione nei minuti finali. C’è ancora spazio, infatti, per il raddoppio del Como: contropiede fulmineo, assist di Gabrielloni e zampata vincente di Nico Paz, che fa esplodere il “Sinigaglia” e consegna alla squadra di Fàbregas un meritato 2-0.

Il Como torna così a respirare aria di salvezza, incamerando tre punti preziosissimi nella corsa alla permanenza in massima serie. La Roma invece naufraga di nuovo in trasferta, sprofondando in una crisi di risultati che sembrava quasi superata ma che, alla luce di questa sconfitta, non appare affatto alle spalle.

Dopo l’ennesimo tonfo esterno, i tifosi giallorossi vivono un misto di sgomento e rassegnazione. Vedere la Roma scivolare a soli due punti dalla zona retrocessione, dopo aver sperato in una ripresa che sembrava ormai vicina, è un colpo al cuore. Non sono bastate due parvenze di ripresa nella mentalità dei giocatori. Si respira un’atmosfera cupa, con i sostenitori romanisti incapaci di capire come la squadra possa essere tornata a evidenziare limiti così marcati nonostante il nuovo comandante tecnico al timone. I giocatori sembrano non avere cognizione sul campo, non si trovano, la squadra si allunga sul campo o si chiude in una difesa non sempre all’altezza della situazione. Il timore di dover lottare per la salvezza mette in discussione non solo il lavoro della società e dello staff tecnico, ma anche la credibilità di un progetto che in realtà non esiste ma che fino a pochi giorni fa pareva in lenta risalita.