L’ultimo addio al grande Maestro della recitazione passa nella sua Roma
Si svolgono oggi a Roma i funerali di Gigi Proietti. Roma gli dice ciao, gli rende un saluto, lo ringrazia, gli manda un fiore, un pensiero. Oggi Roma è in lutto cittadino, per usare le parole del Maestro, “sbrilluccica di lacrime e risate“.
Nato a Roma il 2 novembre 1940, ha ricoperto tutti i ruoli artistici che la recitazione teatrale, televisiva e cinematografica può offrire: attore, doppiatore, comico, cabarettista, presentatore, cantante, regista, conduttore televisivo, direttore artistico, direttore del doppiaggio. Uno dei più grandi esponenti della romanità, profondo studioso del carattere delle persone, del modo di essere, del modo di vivere.
Morto a Roma, proprio nel giorno del suo ottantesimo compleanno, Gigi Proietti ha lasciato nel cuore dei romani e degli italiani emozioni e ricordi ed un bagaglio culturale di un modo di fare teatro che spaziava tra la leggerezza, l’ironia e la serietà.
Proietti non è stato solo solo un interprete capace di alternare piéces di Shakespeare alternandolo con quelle dei suoi personaggi ironici. Eppure il maestro lo fa, lo faceva, sprizzando cultura dai pori del suo baule, simbolo della sua teatralità.
Tutta l’Italia lo riconosce ed in particolare Roma lo elegge tra i grandi maestri della romanità per il vernacolo mai ostentato, ma sempre presente.
Come il grande Eduardo De Filippo per Napoli, Gigi è stato un vero e proprio ‘cavaliere‘ capace di esportare elegantemente e mai volgarmente quel pesante idioma spesso usato come simbolo di strafottenza e maleducazione.
Ed il popolo di Roma, come quello di tutta Italia lo sa, glielo riconosce e nel giorno del suo addio glielo dimostra. Per strada al passaggio del feretro, con applausi e ringraziamenti strozzati nella gola gridati al cielo, con disegni e murales nei rioni storici e nei quartieri periferici, ma soprattutto con le tante lacrime che, come dicevamo, fanno sbrilluccicare, case e rioni.
Il saluto di Roma
Roma rende il suo tributo al Maestro dunque, seppur in un periodo difficile, quello del covid-19: un lungo giro nel centro storico, con tre importanti tappe:
la prima sulla piazza del campidoglio, luogo delle istituzioni cittadine, attorno alla statua del Marco Aurelio su quel disegno della pavimentazione progettata da Michelangelo.
La seconda tappa nel suo teatro, quel suo desiderio diventato realtà, quel luogo diventato anche sede del suo laboratorio, della sua scuola recitazione che ci ha regalato negli anni tantissimi professionisti, comici, presentatori, attori. Il Globe Theater nel cuore di Villa Borghese, immerso nel verde, un teatro senza tetto. Un teatro senza platea, in cui il pubblico, come nel teatro elisabettiano, era libero di gustare lo spettacolo seduto in terra, un teatro di tutti, un teatro per tutti.
Applauso initerrotto, circondato dai suoi amici, circondato da tutte le maestranze teatrali, nessuno escluso, un saluto a loro, un saluto per loro. La sua ultima entrata in scena, su un palco nudo, ed la sua ultima uscita dalla scena davanti alla sua gente.
Ed infine l’ultima tappa, che coincide con quella religiosa: le esequie in piazza del Popolo, nella Chiesa degli Artisti. Senza pubblico per evitare assembramenti, in una piazza blindata accessibile solo ai pochi intimi ammessi nella chiesa. Amici e familiari.
Dimostrazioni di affetto
Un ultimo straziante saluto accompagnato dagli applausi in lontanza, dal Pincio, dalle finestre dei palazzi, dagli amici e parenti. Il feretro è accompagnato dai picchetti di tutte le forze dell’ordine, dalla Polizia di Stato ai Carabinieri, dalla Guardia Finanza alla Protezione Civile fino alla Polizia Municipale.
Ultimo atto che ha visto anche uno striscione di saluto della tifoseria della sua squadra del cuore ed uno striscione, piccolo omaggio di una donna lombarda che ha donato il suo messaggio di saluto al “Popolo de’ Roma” stipato ai bordi della piazza tra i commoventi applausi di ringraziamento.