È con questa frase che Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, la 15enne cittadina vaticana scomparsa 35 anni fa a Roma, risponde a una domanda dell’intervista condotta da Fabio Camillacci per “La Storia Oscura” su Radio Cusano Campus.
«È stata una fonte interna alla Santa Sede a comunicare all’Ansa la notizia del ritrovamento di quelle ossa, associando subito la scoperta a mia sorella. E questa cosa mi ha colpito molto, soprattutto conoscendo il tipo di comportamento che in questi 35 anni ha avuto il Vaticano sulla vicenda, cioè un comportamento di massima riservatezza e di silenzio».
Pietro Orlandi non si arresta!
Non arretra di un passo Pietro Orlandi, fratello maggiore di Emanuela, la 15enne cittadina vaticana scomparsa a Roma un pomeriggio del 22 giugno 1983, che dopo 35 anni in attesa di risposte, arriva a doversi augurare che i resti di almeno uno dei due(?) corpi ritrovati sotto il pavimento di una stanza della Nunziatura Apostolica di Via Po in Roma appartenga alla sorella, al solo scopo di poter mettere la parola fine a uno strazio lungo 35 anni, come quello di perdere una persona cara e non conoscerne la sorte per il resto della propria vita.
«Un altro aspetto abbastanza strano» prosegue Pietro Orlandi «è che il Segretario di Stato Vaticano, monsignor Pietro Parolin, l’altro giorno ha escluso che quelle ossa possano essere di Emanuela. Come fa a dirlo se le analisi sono ancora in corso?». Sono infatti ancora in atto, e in fase pressoché iniziale, gli esami sui reperti ossei, già “lavati” e in analisi. «Evidentemente» continua Orlandi «se ne ha parlato (riferendosi ancora a Parolin, n.d.r.), c’è un certo interesse da parte della Chiesa. È invece difficile da digerire la frase di monsignor Parolin quando dice che in questi anni il Vaticano ha fatto il possibile per arrivare alla verità e che da parte della Santa Sede c’è sempre stata trasparenza», continua Orlandi e «mi auguro che queste parole del Segretario di Stato oggi siano veramente un segnale di cambiamento rispetto al passato, che siano una presa di coscienza da parte della Chiesa per arrivare alla verità».
Per lui è da tre pontificati che si saprebbe quale sia stato il destino di sua sorella, poco più che una bambina, sparita nel nulla in pieno centro storico a Roma.
«Il fatto stesso che Bergoglio, a inchiesta ancora aperta, mi abbia detto “Emanuela sta in cielo” vuol dire che sa che fine ha fatto Emanuela. Non a caso dopo che mi disse quella frase, il muro di omertà si è alzato ulteriormente: non ho mai più ricevuto dal Papa una risposta, una spiegazione, un incontro, un segnale, una parola, nonostante le mie tante richieste avanzate al suo segretario. Evidentemente dopo 35 anni c’è ancora qualcosa che pesa tanto sull’immagine della Chiesa», conclude Pietro Orlandi a Radio Cusano Campus.
35 anni di attesa sono lunghi e questi ultimi giorni prima dei responsi scientifici non sembrano essere da meno. Soprattutto per almeno due delle famiglie di persone scomparse in quegli anni. Si ricordi anche il caso di Mirella Gregori, un’altra giovanissima (non cittadina vaticana, ma italiana) scomparsa nel nulla in circostanze surreali appena poche settimane prima di Emanuela, precisamente il 7 maggio 1983, dopo aver risposto al citofono ed essere scesa a – sembrerebbe da aslcune testimonianze ricostruttive – salutare un compagno delle scuole Medie. Da quella sera, anche di Mirella si sono perse le tracce, senza un perché. Per Mirella c’è sua sorella maggiore Maria Antonietta ad attendere la verità che, con una frase incisiva, non perde la speranza: «Finché non si trova un corpo, può essere viva!».
Una cosa è certa: che queste due ragazze siano ancora vive o portroppo decedute, la verità dovrà tornare alla luce, prima o poi, come sono tornati alla luce i resti di – per il momento – due persone ignote.