Ignoto il suo nome, per riservatezza come lui stesso dice, sappiamo che è di Roma il giocane Fulminacci che si è esibito sul palco del concerto di San Giovanni 2019.
Con la sua esibizione si conclude la sezione Anteprima della lunga maratona musicale che dalle ore 15 ha preso il via prevedendo di arrivare fino a mezzanotte o poco oltre.
Fulminacci entra sul palco, portamento estremamente compìto, con la sua chitarra e la sua voce, null’altro quasi a volersi presentare davanti al grande pubblico, ed in piazza è grande sul serio, nudo, senza effetti speciali, un cantautore, senza nessuna band alle spalle.
Il brano, “Borghese in borghese”, fa parte dell’ultimo album dell’artista “La vita veramente” uscito nel 2019, e si compone da un lungo testo quasi parlato, accompagnato da accordi con chitarra acustica. Un brano che sembra coesistere con quelli di Daniele Silvestri di qualche anno fa: “Il mio nemico”. Pochissimi accordi di sottofondo, mentre il pubblico inizia ad aprire gli ombrelli, ma in pochi vanno via, e le bellissime parole di Fulminacci corrono, corrono in una perfetta sequenza logica, in attesa di un ritornello, un refrein che purtroppo non arriva mai. Ma se da una parte è vero che la musica sembra ripetitiva, quasi ipnotica, dall’altra Fulminacci, classe 1997, sembra inanellare delle fotografie della sua vita in una brano solo, dalle periferie dove “ci sono più buche che asfalto / e ogni tanto i lampioni si accendono come d’incanto“ fino al suo essere incazzato “una statua di bronzo così che possa fondermi / Con la tua faccia da stronzo che uso per difendermi”. E, seppur giovanissimo, sembra essere perfettamente cosciente della struttura della sua canzone: “Io canto ma non è che, non è che canto proprio eh“.