Gli anni ottanta rivisti da BAX
E siamo agli 80 che riaprono la strada alle vallette, al divismo, alla cultura nazional popolare baudesca, a Sanremo e, purtroppo al British pop e rock che i nostri manager ci portano a bizzeffe. E nasce l’era delle tende.
Quella sistemata nel boschetto del Flaminio dove oggi troneggia l’Auditorium di Piano e quella della Colombo a strisce. Ogni sera io, critico di Paese sera, rispondo ainrichiami di Zard, Mamone e gli altri nuovi boss della musica che nascono come funghi portandoci qualche volta bella roba ma piu’ spesso cialtroni costruiti in vitro che durano una stagione.
All’inizio con vecchi campioni dei 70 e grandi mucisti. Poi, un anno o due dopo, un pacco di gruppo e gruppetti sempre piu’ figli di Durans e Spandau. E’ un attimo.
Le sere sotto le tendine come quella a Piazza Mancini con il meglio della “cultura aalternativa” o quella al Testaccio del geniale Lisi Natoli, si sgonfiano sotto i colpi del bisiness. Peccato.
Dopo un ventennio, partendo dal mitico Folkstudio e dalle Feste de l’Unità, be’..lasciamo stare.
Il seguito lo conoscete anche voi e il ventennio mortale del Biscione di Berlusca uccide ogni tratto di teatro cinema e musica d’autore. Cosa restera’ dunque degli anni 80? Poco o nulla. Forse la grande nostalgia per un’occasione mancata, l’ennesima, da parte della sinistra per creare qualcosa di suo, di diverso.
Amen
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