Il 6 ottobre è stato il compleanno di Ivan Graziani e Roma ha ricordato l’artista con un concerto acustico al Poppyficio, il circolo Arci più piccolo d’Italia, nella zona di Centocelle.
A cantare e suonare i maggiori successi e i brani meno noti al grande pubblico è stato il cantautore Patrizio Maria, già prodotto da Graziani giovanissimo, a soli 14 anni.
Patrizio Maria conosce Ivan Graziani un mattino al mare, sulla spiaggia della riviera adriatica in Abruzzo. Incuriosito da questo ragazzino che mentre rastrellava la spiaggia gli canticchiava intorno “Po po po po po po po po po”, accennando Lugano Addio, Graziani inizia a fargli domande e i due si rivedono la sera stessa: Ivan gli fa visita a casa e chiede di ascoltare un po’ delle canzoni che Patrizio scrive in quel periodo. Di lì a qualche mese lo richiama dicendogli che avrebbe aperto i concerti del suo prossimo tour in giro per l’Italia, tra lo stupore e l’incredulità di un ragazzo appena liceale.
Entrambi abruzzesi, del teramano, con una passione smisurata per rock e chitarre, i due iniziano a collaborare, fino alla prematura scomparsa di Graziani. Il colpo è forte, ma Patrizio Maria decide di andare avanti come entrambi avrebbero voluto: da cantautore, con proprie idee, un genere molto singolare e, soprattutto, con le sue sole forze. Vende 14 mila copie con il suo primo singolo “Io c’ho l’ansia” contenuto nel primo album “India Londinese”. Con il secondo disco – “Banana Confused” – inizia un tour nazionale ed europeo. Oggi è alla vigilia del terzo lavoro in studio, in uscita nel 2020.
Malgrado le numerosissime richieste, Partizio Maria non è solito cantare e suonare le canzoni di Ivan Graziani, anzi, a dirla tutta, l’evento di domenica scorsa è stato più unico che raro. La scelta del Poppyficio nasce dalla voglia di tornare a calcare anche quei “palchi” più piccoli, e per questo più intimi, come si faceva una volta, come lo stesso Ivan Graziani amava fare, quando poteva, seppur impegnato sempre più spesso in eventi da grandi numeri, grazie al successo che riscuoteva ormai da parecchi anni.
Vuole fare una serata per pochi intimi, Patrizio, invece il locale va subito in sold out e la maggior parte delle persone rimane in piedi o fuori, cantando fino in strada. Il concerto è veramente unplugged, come si faceva nelle vecchie osterie degli anni ’70. Patrizio, armato di una 6 corde – e, per alcune canzoni, di una 12 – con la sua voce dolce, a tratti provocante e sempre cristallina, sfida, in modo ironico e divertito, gli occhi delle persone intorno, creando un filo conduttore tra sé e il pubblico che canta in maniera animata, ognuno col proprio ricordo legato a una strofa, a un ritornello, a un periodo della vita, a una storia d’amore.
La grandezza di questo live è proprio quella della compagnia, come a stare nel salotto di una casa davanti a un camino, tra bicchieri di vino e chitarre, con Patrizio a fare da cronista a spasso nel tempo, tra ricordi, aneddoti e pezzi di nostalgia, tutto senza divismi e senza transenne. Insomma, uno spettacolo antropologicamente pieno di fondamenta romantiche ed estetiche. Patrizio gioca abilmente con la chitarra acustica, creando un tappeto sonoro da piccola orchestra rock dove il dualismo con la sua voce non fa percepire la necessità di un’amplificazione e di una sessione ritmica.
L’atmosfera si rivela quella giusta, il pubblico è preso, Patrizio Maria carico, i contenuti delle canzoni di Ivan Graziani sono cultura pura e rock, quindi tutto funziona alla grande, tra Ballata per quattro stagioni, Lugano Addio, Firenze (canzone triste), Agnese, Fuoco sulla collina, Il Topo nel formaggio, Il campo della fiera, Cleo, Monna Lisa, Motocross, Maledette malelingue, Taglia la testa al gallo – con un accenno di ritornello in sardo, in omaggio a un gruppo di ragazzi, sardi appunto, venuti per il concerto; gag che – come ha spiegato lo stesso Patrizio Maria – lui e Ivan erano soliti fare ogni volta che andavano a suonare in Sardegna.
Tra i maggiori successi e i “b-side” meno noti al grande pubblico, ma che tanto esaltano i più affezionati e la chiusura della scaletta con Pigro, il live termina in un bis richiesto dai presenti che Patrizio Maria accontenta con un brano dell’album “Cicli e Tricili” – Un’ora – quando di ore ne sono passate già due di pura poesia e, tra foto e abbracci di rito a fine concerto, adesso siamo curiosi di ascoltare il nuovo album di Patrizio Maria che, per una sera, ci ha regalato un po’ dei suoi ricordi con Ivan Graziani, album che uscirà nel 2020… e noi rimaniamo in trepidante attesa di conoscere i nuovi pezzi di un cantautore poliedrico, mai banale e sempre colorato.
Endorsment: gli occhiali indossati da Patrizio Maria sono stati forniti da Ottica Piave – Viale dei Parioli 44c, Roma
Occhiali indossati da Patrizio Maria per la serata forniti
da OTTICA PIAVE, Viale dei Parioli, 44c – Roma