Ancora file nei supermercati come un anno fa
Non sono le scene dello scorso anni, in cui il lockdown, quello vero, ha inchiodato milioni di italiani nei loro rifugi domestici. L’Italia era paralizzata dalla paura, in cui lo spostamento era consentito solo in pochissimi casi, quello delle tante serrande abbassate, quello in cui gli Italiani alle 18 si affacciavano dai balconi a cercare un po’ di conforto nella musica, tutti assieme, salutandosi dai balconi.
Una Italia unita, disperata, preoccupata, ma che sicuramente ha saputo reagire nonostante tutto. Un incubo che sicuramente rimarrà impresso nelle nostre menti, nei nostri ricordi, così come rimarranno impresso tutti gli sforzi sanitari fatti, tutti gli sforzi organizzativi, nel periodo in cui anche la proverbiale complessa burocrazia italica ha saputo essere snella e contrapporsi per lo più ai bisogni dei cittadini.
Ed alcune delle grandi trasformazioni ormai consolidate in questo paese sono figlie proprio di questo periodo. Smart Working, Didattica a distanza, Videocall. Termini che nessuno credeva che si potessero realizzare nel nostro Paese, simboli dei paesi tecnologicamente avanzata, parole che semplicemente da tempo ci facevano sognare al solo pensiero fino a qualche mese prima al pensiero “quanto sarebbe bello se pure in Italia…”.
E l’Italia di colpo si è trovata proiettata a tutto questo, certo con difficoltà, certamente con un periodo di adattamento, per necessità e non per scelta. L’Italia è stata presa come esempio in Europa per il modello sanitaria, ha accolto aiuti da tutto il mondo. Tutto, ma l’Italia al pranzo di Pasqua non ha mai rinunciato. Ricordiamo ancora le lunghe file ai supermercati, file giornaliere, ma che hanno avuto la loro massima estensione proprio nel periodo precedente a Pasqua quando non si poteva riunire la famiglia, ma alle tradizioni non si è mai rinunciato.
A distanza di un anno, in cui pur restando con l’emergenza coronavirus, tanto è cambiato. Il ritrovamento dei vaccini sta scandendo i nostri recenti periodi per classi di età, per tipologie di priorità assistenziali. L’Italia senza dubbio è meno unita. I colori distinguono le regioni, il rosso è meno rosso di un anno fa, con molti controlli in meno, con libertà di movimento che un anno fa erano impensabili, con la maggior parte dei negozi aperti, con tante persone nelle strade e nei parchi, con il traffico cittadino che non finisce di attanagliare le aree dei quartieri romani.
Trasformazione radicale nei nostri comportamenti, nelle nostre libertà a solo un anno di distanza, un anno in cui l’essere umano ha imparato a reagire, ma spesso ha dimostrato, articoli di cronaca alla mano, di non riuscire a rispettare alcune delle regole fondamentali. La paura sembra passata, ma i numeri ancora parlano chiaro: sono ancora molto alti quelli riferiti ai contagi, ai ricoveri, al numero dei decessi e negli ultimi giorni al ricorso delle ospedalizzazione che mettono tutt’ora in crisi il Servizio Sanitario Regionale, portando al collasso i reparti di emergenza degli ospedali romani, nessuno escluso.
Torna la Pasqua a Roma, ad un anno di distanza. Sono cambiate tante cose, ma il pranzo di Pasqua per i romani è una cosa seria. Se nello scorso anno erano vietate le visite familiari, quest’anno sono invece concesse entro determinati limiti, e con esse si rinnovano le file (non rispettando questa volta le distanze di sicurezza dello scorso anno) nei supermercati cittadini.
Passata la paura ma alla tradizione non si rinuncia, costi quel che costi.