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Fontana di Trevi, ingerenze e critiche dal New York Post

Il recente intervento di manutenzione straordinaria alla Fontana di Trevi, uno dei simboli più celebri di Roma, ha scatenato un’ondata di critiche, soprattutto da parte del New York Post che ha espresso un parere feroce e ironico sulla chiusura parziale della fontana ai turisti, dipingendo la temporanea sistemazione della fontana come una “piscina comunale” poco affascinante. Secondo il giornale americano, questa decisione è “un affronto” per chi arriva da tutto il mondo per ammirare uno dei monumenti più iconici d’Italia, e che invece si trova davanti a una vasca temporanea, ben lontana dall’antico splendore della fontana originale.

Il quotidiano a stelle e strisce non ha esitato a manifestare tutto il suo disappunto riguardo ai lavori in corso. “I turisti che si recano alla Fontana di Trevi nella speranza di lanciare le tradizionali monetine, si tengano pronti: l’amato sito storico è stato chiuso per lavori”, scrive il giornale, sottolineando la delusione dei visitatori che, ignari della chiusura, si trovano di fronte a una semplice vasca provvisoria che offre tutto il fascino di una ‘piscina comunale’”. Una descrizione pungente che si è diffusa velocemente sui social media, dove molti utenti hanno ribattezzato il monumento “piscina di Trevi”, amplificando il malcontento e la delusione di chi sperava di ammirare uno dei luoghi più iconici della capitale italiana.

Ed ancora il New York Post non ha mancato di sottolineare che, solitamente, la Fontana di Trevi raccoglie circa 3.200 dollari al giorno grazie alle monetine lanciate dai visitatori. Con la fontana chiusa e la vasca provvisoria, è stato comunque possibile raccogliere fondi per la Caritas, che ha ricevuto una donazione di circa 10.000 euro solo nella prima settimana.

Eppure, per molti critici, questo non basta a giustificare il sacrificio di una delle attrazioni più fotografate e visitate al mondo. Il giornale americano non sembra darsi pace e paventa che la chiusura della fontana rappresenti un passo verso un cambiamento ancora più significativo: un possibile progetto di far pagare un biglietto di ingresso per ammirare la fontana una volta completati i lavori.

Secondo il New York Post, l’amministrazione romana starebbe considerando l’introduzione di una piccola tassa d’ingresso per visitare la Fontana di Trevi, con l’obiettivo di limitare il flusso turistico e preservare la qualità della visita. L’assessore al Turismo di Roma, Alessandro Onorato, ha spiegato che la “tassa prevista di circa 2 dollari” potrebbe essere una misura necessaria per preservare l’esperienza turistica della fontana, soprattutto in una città fragile come Roma, dove il turismo di massa rischia di compromettere la bellezza e la fruibilità dei siti storici.

Il post ha un fondo di verità su questo argomento. Il sindaco Roberto Gualtieri, infatti, ha chiarito che questa è solo un’ipotesi e che la decisione non è stata ancora presa. “Valuteremo solo in un secondo tempo l’eventualità di introdurre un ticket molto basso,” ha spiegato Gualtieri, cercando di rassicurare chi teme che Roma possa diventare una città sempre più “a pagamento” per i turisti. La proposta, infatti, è ancora in fase di discussione e, come ha sottolineato il sindaco, l’intento principale resta quello di preservare e mantenere in buono stato i monumenti storici, più che quello di generare nuovi introiti. In realtà la puntualizzazione appare davvero fuori luogo, pensano alcuni.

“A Manhattan un’insalata verde in una tavola calda l’abbiamo trovata anche a 100 dollari. Strano che il problema per gli americani siano i due dollari per un sito iconico”, “Anche l’ingresso in una biblioteca comunale nella grande mela è a pagamento”, sono solo alcuni dei commenti che abbiamo ascoltato questa mattina sulla piazza della Fontana di Trevi. E si continua con un più colorito: “Ma che vogliono questi? Stabiliscono loro un prezzo? Se si deve restaurare. Si restaura. Piuttosto ci dicano come mai se un italiano vuole scrivere al New York Post, il sito dice che dalla nostra area geografica è inibito lo scrivere a loro”.

Mentre le istituzioni discutono sul futuro della Fontana di Trevi, i social media si sono popolati di commenti e critiche da parte di turisti e residenti. C’è chi si lamenta per l’impatto visivo della struttura temporanea e chi teme che l’eventuale tassa d’ingresso possa segnare un precedente per altre attrazioni della città.

D’altro canto, l’amministrazione sottolinea come un contributo economico possa aiutare a sostenere le spese di manutenzione e a garantire una fruizione del patrimonio culturale in modo sostenibile. La questione, dunque, solleva un dibattito più ampio sulla gestione del turismo nelle città d’arte e sull’equilibrio tra accessibilità e conservazione.

La Fontana di Trevi, come molti altri monumenti di Roma, attrae milioni di visitatori ogni anno, portando con sé sfide logistiche ed economiche importanti. Mantenere accessibili e in perfetto stato i monumenti di Roma richiede investimenti consistenti e l’adozione di strategie che possano garantire la loro conservazione a lungo termine.

La soluzione temporanea adottata per i lavori alla Fontana di Trevi ha sicuramente diviso l’opinione pubblica, mettendo in luce le difficoltà di gestire un flusso turistico costante e in crescita. Mentre molti ritengono inaccettabile trasformare i luoghi simbolo in attrazioni “a pagamento”, altri riconoscono la necessità di misure che possano preservare la qualità dell’esperienza turistica e la sicurezza dei monumenti.