Con l’avvicinarsi del Giubileo, Roma si prepara ad affrontare un flusso di visitatori senza precedenti, aumentando il rischio di grandi emergenze sanitarie. Per questo motivo, la capitale ha questa notte ospitato un’importante esercitazione di risposta alle emergenze, simulando un incidente ferroviario alla stazione Ostiense, con l’obiettivo di testare la capacità di risposta del sistema sanitario cittadino in caso di calamità e eventi straordinari. La prova, conclusasi intorno all’1:40 della notte scorsa, ha visto il coinvolgimento di una ventina di ospedali, circa mille persone tra forze dell’ordine, sanitari e personale della protezione civile, nonché la presenza del prefetto di Roma, Lamberto Giannini, e di numerosi rappresentanti delle istituzioni.
Seppure l’esercitazione si sia svolta in un contesto controllato, il messaggio che ne esce è chiaro: gli ospedali di Roma, come molte altre strutture sanitarie italiane, si trovano a dover gestire un sistema sanitario sotto forte stress in caso di emergenze di grande portata. Durante eventi straordinari come il Giubileo, che porta milioni di pellegrini nella città, la capacità di risposta del sistema sanitario diventa cruciale. Non solo per fronteggiare situazioni di emergenza sanitaria, come gli incidenti, ma anche per garantire la sicurezza e la continuità delle attività ordinarie degli ospedali, che devono essere in grado di rispondere anche alle necessità di pazienti non coinvolti nell’emergenza.
L’esperienza del Giubileo non è infatti solo una questione di emergenze previste, ma anche un banco di prova per la gestione di eventi imprevedibili, come possibili attentati terroristici o incidenti di massa. L’intensificazione dei controlli e delle misure di sicurezza nei luoghi più frequentati, compresi ospedali e strutture sanitarie, rende ancora più critica la capacità di queste strutture di non farsi sopraffare dall’afflusso massiccio di persone.
Durante l’esercitazione, il 118 ha allestito un posto medico avanzato per assistere i feriti e smistarli verso gli ospedali, cercando di ridurre al minimo l’impatto dell’emergenza sull’attività ospedaliera quotidiana. Questo è un aspetto fondamentale per la gestione delle grandi emergenze: mentre le strutture ospedaliere devono rispondere velocemente e in modo efficiente agli eventi straordinari, non devono trascurare le attività ordinarie, che comprendono i ricoveri programmati, le emergenze non legate all’evento specifico e la cura dei pazienti già presenti in ospedale.
Roma non si fa trovare impreparata: la ASL Roma 2, la più grande d’Italia, già da giorni ha completato un evento formativo rivolto al personale interno sulla gestione delle grandi emergenze, applicando fattivamente quanto previsto a livello programmatico nei Piani di Emergenza Interno per il Massiccio Afflusso di Feriti (PEIMAF) dell’ospedale Sandro Pertini e dell’ospedale Sant’Eugenio. Anche in questo caso la parola “prevenzione” assume un valore indispensabile, questa volta non nell’insorgere di una malattia, ma dal punto di vista organizzativo.
“Sono molto contenta che abbiate partecipato a questo corso sulle maxi-emergenze, in questo periodo storico, in vista tra l’altro di un enorme afflusso di persone per il Giubileo 2025. Un Corso che attribuisce particolari compiti ad ognuno a seconda del ruolo che ricoprirete in base al Piano dell’emergenza interna sul massiccio afflusso di feriti. Questo consentirà di accogliere, nel miglior modo possibile tutti i pazienti che possono arrivare al verificarsi di un evento massivo. Anche nel caso di una emergenza, l’operatività dell’ospedale dovrà comunque garantire la continuazione delle attività giornaliere per mantenere l’ospedale rispondente ai bisogni di tutta un’area che si estende in un quadrante della capitale fino a coprire la parte meridionale del Lazio”. Queste sono state le parole di qualche giorno fa del Direttore Sanitario della ASL Roma 2, dottoressa Maria Cedrola, al termine del corso della ASL Roma 2, concetti che si sono dimostrati, alla luce dell’esercitazione di questa notte, assolutamente all’avanguardia.
Il rischio di sovraccaricare le strutture sanitarie durante il Giubileo è tangibile, e le esercitazioni come quella di ieri servono a verificare la capacità di “decompressione” delle strutture ospedaliere, attraverso il corretto smistamento dei feriti e la gestione ottimale dei posti letto. La priorità deve essere quella di mantenere la continuità delle cure per tutti i pazienti, anche durante eventi eccezionali. Come ha sottolineato il prefetto Giannini, uno degli obiettivi dell’esercitazione è stato quello di “stabilizzare i feriti e avviarli verso gli ospedali in modo tempestivo”, mantenendo al contempo un sistema di “gestione ordinaria” che garantisca la sicurezza e l’assistenza per tutti i pazienti.
L’esercitazione alla stazione Ostiense ha avuto anche il merito di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sul rischio di attentati terroristici, che potrebbero colpire i luoghi ad alta concentrazione di persone, come stazioni ferroviarie, luoghi di culto e, inevitabilmente, ospedali. La gestione di un possibile attacco terroristico in una città come Roma, con la sua rilevanza religiosa e turistica, richiede una preparazione specifica e una stretta collaborazione tra i servizi di emergenza e le forze dell’ordine. Gli ospedali romani devono essere pronti a fronteggiare non solo il trauma fisico diretto ma anche la gestione psicologica dei pazienti e dei testimoni, come dimostrato dalla presenza degli psicologi della Protezione Civile durante l’esercitazione.
Con il Giubileo ormai alle porte e il rischio di attentati sempre presente, la capitale si prepara ad affrontare una sfida sanitaria di dimensioni imponenti. La macchina della sanità deve essere pronta, ma al contempo resiliente, capace di rispondere tempestivamente a qualsiasi tipo di emergenza senza mai far mancare il servizio ai cittadini e ai pazienti. La speranza è che, come emerso dall’esercitazione, Roma sia pronta ad affrontare con successo queste sfide, con un sistema sanitario efficiente e solido, capace di rispondere alle emergenze senza mai compromettere la qualità delle cure quotidiane. D’altronde, il leit-motiv durante la preparazione sulle grandi emergenze della ASL Roma 2, come un segno di responsabilità nei confronti della comunità che ogni giorno si affida alla professionalità e alla preparazione dei suoi operatori, è stato: “Prepararsi al peggio, significa essere pronti a garantire il meglio“. Quando la salute e la vita delle persone sono in gioco, la sanità romana dimostra maturità, organizzazione e soprattutto preparazione.