Roma si è tinta di blu nella giornata del 15 marzo, quando oltre 30.000 persone hanno affollato Piazza del Popolo per partecipare alla manifestazione “Una piazza per l’Europa”, lanciata da Michele Serra. Un evento che ha visto la presenza di sindaci, scrittori, politici, artisti e cittadini comuni, tutti uniti da un’unica idea: rafforzare il progetto europeo, difenderne i valori e costruire un futuro più solidale e coeso.
Fin dalle prime ore del pomeriggio, la storica piazza romana si è riempita di persone, tanto che gli accessi sono stati chiusi per motivi di sicurezza. Il traffico in Via del Corso è stato bloccato e molti partecipanti si sono dovuti spostare verso il Pincio per seguire gli interventi da un maxischermo. Il cielo sopra Roma è stato un tripudio di bandiere europee, ma anche di vessilli della pace, dell’Ucraina e della Georgia, a testimonianza della forte attenzione alle tematiche internazionali.
Ad aprire ufficialmente la manifestazione è stato proprio Michele Serra, che ha parlato di un’Europa da difendere e rafforzare: “Siamo in tanti perché siamo un popolo. È una parola che negli ultimi anni è stata sottratta alla democrazia e alla gentilezza. Invece è la più democratica delle parole”, ha dichiarato dal palco, accogliendo l’entusiasmo della piazza.
Sul palco, insieme a Serra, sono saliti anche numerosi sindaci italiani ed europei. Gaetano Manfredi, primo cittadino di Napoli e presidente dell’Anci, ha sottolineato l’importanza delle città nella costruzione dell’Europa del futuro: “Questa è la piazza dei cittadini. Noi vogliamo un’Europa più forte che dia risposte alle persone: più lavoro, più casa, più diritti. Noi siamo un unico popolo e vogliamo più Europa nelle città.”
Anche il sindaco di Barcellona, Jaume Collboni, ha ribadito l’impegno degli amministratori locali: “Noi sindaci siamo pronti a fare la nostra parte, a sostenere l’Ucraina e ad affrontare le sfide economiche. L’Europa non è una burocrazia astratta, è fatta di persone. Uniamoci!”
Uno dei momenti più intensi della manifestazione è stato l’intervento dello scrittore Antonio Scurati, che ha affrontato il tema della guerra e della democrazia con parole forti e decise: “Ripudiare la guerra non significa essere inermi. Noi non deportiamo i bambini, non massacriamo i civili. Lo facevamo quando l’Italia era fascista, ma proprio per questo abbiamo smesso per sempre. La lotta è diversa dalla guerra: essere contro la guerra non significa rinunciare a combattere per i nostri valori”.
Sul palco si sono alternati anche rappresentanti politici. Carlo Calenda ha ribadito la necessità di un’Europa più forte e coesa, anche dal punto di vista militare: “La pace deve essere garantita da un’Europa potente, capace di difendersi. Siamo qui per ribadire che dobbiamo respingere le aggressioni economiche di Trump e le minacce militari di Putin.”
Elly Schlein, segretaria del PD, ha invece parlato dell’urgenza di un’Europa federale: “Dobbiamo superare i veti nazionali e rafforzare il progetto europeo con un nuovo grande piano di investimenti comuni. La giustizia sociale, la pace e la solidarietà devono essere al centro dell’Europa che vogliamo costruire”.
A rendere ancora più coinvolgente la manifestazione ci ha pensato la musica. Mauro Pagani ha cantato “Creuza de ma” di Fabrizio De André, mentre la piazza poco prima dell’inizio della manifestazione ha intonato “Bella Ciao”, trasformando l’evento in un simbolo di resistenza e speranza.
Non è mancata la controparte critica: in Piazza Barberini alcuni manifestanti contrari al riarmo europeo hanno bruciato tre bandiere dell’Unione Europea e mostrato cartelli con le immagini dei leader europei macchiate di “sangue”.
A Piazza del Popolo, invece, ha fatto la sua comparsa una gigantesca testa in cartapesta di Donald Trump, con il classico ciuffo biondo e un mazzo di banconote in bocca, simbolo delle tensioni con l’ex presidente USA.