Dopo quarantatré anni, tanti ne sono passati dalla prima edizione voluta da Renato Nicolini, Assessore alla cultura della Giunta Petroselli, l’estate romana cambia nome. Un cambiamento netto, radicale, che da programmazione di eventi politici culturali che definì all’origine nuovi orizzonti aprendo nuove potenzialità nella città di Roma rendendola internazionale, viene oggi trasposta in una nuova chiave, con il nome Romarama, una manifestazione di fatto cinematografica (dal termine cinerama) fruibile in un lungo periodo dell’anno, da luglio a dicembre.
Il vicesindaco di Roma Luca Bergamo, nella presentazione della manifestazione creata dall’Assessorato alla Crescita Culturale, ha annunciato il nuovo cartellone culturale come “una sfida di cercare con sguardo più ampio, quello che unisce il singolo alla comunità, le vie per una rinascita fondata sul cambiamento, la fiducia nel futuro del nostro Paese”.
Anche il logo che simboleggia questa nuova iniziativa che rappresenta, o meglio dovrebbe rappresentare la nuova vita culturale della Capitale trasforma proprio la lupa, con i due pargoli simbolo ovunque riconosciuto della nascita della città eterna, in un insieme di gatti colorati che riportano ad un abbozzo di pop art ed una colorazione stile anni ’70, proprio il momento della nascita iniziale dell’estate romana.
Ma a ben vedere, anche dal cartellone della nuova manifestazione, in realtà Romarama di creativo sembra avere ben poco, ingloba di fatto una serie di eventi che sono già presenti e consolidati da tanti anni nella cultura. Ingloba ad esempio la manifestazione della Festa del Cinema, giunta alla quindicesima edizione, ingloba la manifestazione del Romaeuropa Festival, non una novità in quanto anche questa è giunta al trentacinquesimo anno di attività, ingoba cartelloni di una serie di teatri come ad esempio il Globe Theatre, teatro shakespeariano diretto da Gigi Proietti, cartellone ormai punto di riferimento nella città, comprende una serie di mostre nei musei storici della capitale, al MAXXI, Macro, e la stagione del Teatro dell’Opera di Roma.
Certo, ci sono ovviamente anche alcune novità tra cui ad esempio l’apertura del Museo delle periferie a Tor Bella Monaca, in una sede che ancora non esiste, e sorgerà in un futuro quando ci saranno accordi tra imprenditori privati ed il municipio, e la realizzazione di due nuovi murales al blocco R8 dello stesso quartiere quartiere.
Che dire, Romarama c’è, i contenuti in larga parte già esistevano, le mostre nei musei ci sono sempre state. Forse la cultura a Roma non ha bisogno solo di un cartello ed un nome, ma di un nuovo eclettico personaggio come Renato Nicolini, con nuove idee e nuove realizzazioni.
#Cronaca