E’ stato un grande successo l’evento conclusivo del progetto “CRESCERE INSIEME – percorso educativo per la prevenzione e il contrasto di bullismo e cyberbullismo”, finanziato con il “Fondo per il finanziamento di progetti e attività di interesse generale nel Terzo Settore, Avviso n.2/2020 per il finanziamento di iniziative e progetti di rilevante interesse nazionale ai sensi dell’art. 72 del d. lgs. 3 luglio 2017, n. 117 – Anno 2020” e promosso dalla SIPEA (Società Italiana di Psicologia Educazione e Artiterapie) in collaborazione con l’Ente di Promozione Sportiva CSEN.
Venerdì 10 marzo, nella sede Villa Lubin a Roma, sono stati presentati i risultati dell’ambizioso progetto teso alla prevenzione e al contrasto di bullismo e cyberbullismo tra bambini e ragazzi, un fenomeno purtroppo sempre più dilagante nel nostro paese.
Nella prima parte della giornata sono intervenuti, insieme al Dott. Giancarlo Santoni, Psicoterapeuta e Presidente Sipea; la Dott.ssa Alessandra Bernardon, Funzionaria Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dip. per le politiche della famiglia; il Dott. Daniele Biondo, Psicoanalista SPI, Dirigente Centro Alfredo Rampi e Socio Ordinario ARPAd; la Dott.ssa Anna Elisa D’Agostino, Consulente Istituto degli Innocenti di Firenze. Nel pomeriggio, invece, è stato il turno della Coordinatrice del Progetto, la dott.ssa Maria Angela Spadafora, Psicologa e i professionisti delle 20 regioni che hanno partecipato al Progetto.
I risultati hanno evidenziato che il percorso educativo durato quasi due anni, che ha coinvolto oltre 2.500 studenti dagli 8 ai 16 anni e 450 tra docenti e genitori provenienti da 24 istituti scolastici disseminati in 20 regioni, è stato apprezzato da tutti e ha portato grandi risultati, aumentando la consapevolezza del fenomeno tra tutti i soggetti coinvolti.
Il dottor Santoni nel suo intervento ha sottolineato la costante crescita del fenomeno del bullismo e ancor più del cyberbullismo, soprattutto negli ultimi anni. Ha ricordato l’importanza del lavoro di rete, di cui si sta parlando molto negli ultimi tempi in molti tavoli istituzionali e non. Ha infine presentato i brillanti risultati raggiunti dal progetto, che ha toccato le 20 regioni italiane e che ha visto coinvolti psicologi, educatori, assistenti sociali e docenti a stretto contatto con famiglie, bambini e adolescenti tra gli 8 e i 16 anni.
Nell’ambito della funzione di promozione e raccordo delle politiche in favore della famiglia e a tutela dell’infanzia e dell’adolescenza, la dr.ssa Bernardon ha ricordato l’attività svolta dal Dipartimento per l’attuazione del 5° Piano nazionale infanzia e adolescenza, con cui sono pianificati interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva strutturato su 3 aree chiave di intervento: Educazione, Equità, Empowerment. Dalle attività svolte è emerso il fondamentale ruolo della compartecipazione dei minori e della efficacia degli interventi di natura interdisciplinare.
Il dottor Biondo, invece, ha sottolineato come bullismo e cyberbullismo non siano da inquadrare come un problema esclusivamente psicopatologico, ma abbiano delle connotazioni sociali ed educative, quindi esigono un orientamento tecnico e metodologico interdisciplinare e interprofessionale. La violenza e il bullismo sono piuttosto una “patologia civile” che riguarda i rapporti di potere fra le generazioni e la scuola è il teatro presso cui questo scontro generazionale si presenta.
La dott.ssa D’Agostino, ha parlato del supporto tecnico e scientifico fornito dall’Istituto degli Innocenti alle istituzioni e agli organismi che sviluppano interventi e politiche per la tutela dei minori dalle diverse forme di violenza, con una forte attenzione per i nuovi fenomeni legati all’utilizzo delle nuove tecnologie, primo fra tutti il grooming informatico.
Infine, la dott.ssa Maria Angela Spadafora, psicologa e coordinatrice del progetto ha chiuso la giornata presentando il progetto, le azioni e le metodologie innovative che possono essere utilizzate nei programmi mirati alla prevenzione e al contrasto di bullismo e cyberbullismo, e sottolineando l’importanza di un approccio sistemico che tende a integrare i vari livelli di intervento: dalla comunità locale, alla scuola come sistema, fino ad arrivare al gruppo classe e agli individui direttamente coinvolti e alle loro famiglie.