Potrebbe essere ribattezzata “Miss crack”, tanto era fedele alla devastante sostanza da finire agli arresti domiciliari per ben due volte, gravemente indiziata di reati legati al traffico di stupefacenti. Tuttavia, l’ultima vicenda giudiziaria ha segnato per lei un punto di non ritorno: la sessantenne, questa volta, è finita nel carcere di Rebibbia. Il crack, definita da molti la “droga dei poveri”, si sta diffondendo rapidamente nella Capitale, accessibile a costi bassi e facilmente reperibile nei noti fortini dello spaccio, dal Quarticciolo a Tor Bella Monaca.
Le accuse contro la donna sono pesanti e hanno una lunga storia alle spalle. La prima misura degli arresti domiciliari era stata disposta a ottobre scorso, al termine di una complessa indagine portata avanti dal commissariato di Porta Pia. Ma nemmeno la detenzione domiciliare ha fermato la sessantenne, che è stata nuovamente arrestata dagli agenti del distretto Salario-Parioli per lo stesso reato. Nonostante ciò, il giudice ha deciso di confermare ancora una volta i domiciliari. Tuttavia, la reiterazione del reato ha portato i pubblici ministeri della Procura capitolina a chiedere un aggravamento della misura cautelare.
Gli agenti del commissariato di Porta Pia si sono quindi recati presso l’abitazione della donna per applicare la nuova misura. Ma prima di procedere, hanno deciso di effettuare una perquisizione dell’appartamento, intuendo che potesse nascondere qualcosa di illecito. I sospetti si sono rivelati fondati: nascosti in un beauty case, tra prodotti di bellezza, sono state trovate ben 156 dosi di crack e cocaina. La donna è stata colta in flagrante per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Il giorno seguente, il giudice ha convalidato l’arresto e disposto il trasferimento della sessantenne nella sezione femminile del carcere di Rebibbia, dove resterà a disposizione della magistratura.
Il crack sta diventando una delle droghe più diffuse nella Capitale, con un impatto devastante non solo sui consumatori ma anche sul tessuto sociale delle aree coinvolte. Esistono ormai vere e proprie enclave dello spaccio che esasperano i residenti. Quartieri come l’Esquilino sono diventati simbolo di questa emergenza: i residenti raccontano di scene quotidiane di degrado, con persone che si drogano in pieno giorno nei giardini pubblici di piazza Guglielmo Pepe, dedicati alla memoria di Willy Monteiro Duarte.
Le forze dell’ordine intensificano i controlli, ma la situazione sembra ancora fuori controllo. Prima delle festività natalizie, i Carabinieri del Comando Provinciale di Roma hanno arrestato 18 persone e sequestrato centinaia di dosi di droghe di vario tipo: 113 di cocaina, 62 di crack, 3 di hashish, oltre a 1550 euro in contanti. Altri 16 arresti sono avvenuti nell’ultima settimana dell’anno, con un’operazione che ha interessato non solo le zone tradizionalmente note per lo spaccio, come Tor Vergata e Quarticciolo, ma anche aree meno coinvolte in passato, come Talenti, Aurelio, Santa Maria del Soccorso, Trieste e Vigne Nuove.
Una tendenza inquietante è l’uso di auto a noleggio da parte degli spacciatori, che facilita gli spostamenti e rende più difficile identificarli durante i controlli. Il crack, con il suo basso costo e il suo effetto immediato ma estremamente dannoso, continua a diffondersi come un’ombra nelle periferie e nei quartieri centrali della Capitale.
L’arresto della donna sessantenne è solo l’ennesimo tassello di un quadro sempre più allarmante. Mentre le forze dell’ordine intensificano gli sforzi per arginare il fenomeno, resta urgente una risposta sociale e istituzionale più ampia per affrontare le cause profonde di questa emergenza e offrire soluzioni concrete ai tanti che cadono nella rete della dipendenza.