Juve letale come piace ad Allegri: doppio Kean, poi Milik. Romani spuntati, ma chiudono l’anno quarti.
Novanta minuti di Juventus-Lazio si riassumono agevolmente così: la Lazio giochicchia, senza pungere, e sbaglia; la Juventus raccoglie, ringrazia, e segna. Fine. Dialettica tra opposte filosofie del pallone doveva essere, tra Sarri il Bello e Allegri il Cinico, e tale è stata. Poi però contano i gol. Le idee e i manifesti quindi vanno a farsi benedire! Madama è tornata: la sesta vittoria di fila – senza mai subire reti – vale sorpasso alla Lazio e terzo posto in classifica alle spalle di Napoli e Milan. Gli uomini di Sarri, che chiudono il 2022 quarti, indeboliti dalle assenze sanguinose di capitan Immobile, Zaccagni e Lazzari, hanno fatto quel che potuto. Ma assaltare Fort-Allegri con poche cartucce era impresa disperata.
Nonostante i laziali (60%) tengano mediamente il pallone più degli avversari (40%), è la Juventus ad arrivare vicina alla rete sin dai primi minuti. Inizialmente il tecnico livornese, che butta nella mischia Gatti al posto dello squalificato Alex Sandro, confermando gli uomini visti a Verona, ordina una pressione feroce sui portatori di palla avversari. Cataldi e Sergej ne risentono, non riuscendo a trovare Pedro e il giovane Romero, alla prima da titolare in Serie A. Se gli ospiti saltano il primo pressing sviluppando l’azione, i bianconeri si abbassano comunque senza affanno. Murano gli avanti avversari e rilanciano rapidamente verso le punte, alla ricerca della profondità garantita da Kean. Proprio in questo modo arrivano i primi squilli bianconeri: il redivivo (redivivissimo! dopo stasera 4 reti nelle ultime 4 gare) Moise spara un sinistro radente al lato al 6′ dal vertice sinistro dell’area, dopo un contropiedone di volata; poi è lo scoppiettante Fagioli a rendersi pericoloso al 10′ con un tiro dal limite dell’area. Dopo una pregevole azione di Milik al 18′, stoppata dal Var, Lazio e Juve fanno pari e patta: domina l’equilibrio. Sino all’episodio che indirizza la partita. Sul finire del primo tempo, un ciondolante Sergej Milinkovic perde palla a metà campo. Rabiot duella vittorioso col serbo, che molti vorrebbero alla Juve proprio al posto di Adrien: alza la testa e lancia Kean. Moise sente l’uscita di Provedel, rimasto nella tolkieniana terra di mezzo, e lo uccella con un pallonetto perfetto dal limite. Tre passaggi: un gol. Cosa hanno fruttato gli oltre cento tocchi in più dei laziali, in 45 minuti? Un tè ghiacciato all’intervallo per Sarri. Allegri imbocca gli spogliatoi, rafforzato nell’idea che il calcio sia effettivamente una cosa molto semplice.
Il teorema juventino si rafforza nella ripresa. Tempo dieci minuti e il copione, scritto da Kean alla fine del primo tempo, si ripete. Milik sportella regolarmente Cataldi a centrocampo; Locatelli ribalta il campo sventagliando sul binario di Kostic; il serbo galoppa ed esplode il sinistro. Provedel, di nuovo, sbaglia respingendo centralmente, proprio sui piedi di Kean, che insacca. Pragmatismo bianconero 2, Giochismo biancoceleste 0. La partita di fatto finisce qui.
I padroni di casa sfiorano il terzo gol in più occasioni entro la mezzora della ripresa, prima con Cuadrado e poi con Milik – sempre in contropiede – rimanendo in totale controllo della gara. Sarri può poco: voltandosi verso la panchina, la trova sguarnita dalle numerose assenze. Allegri invece pesca dal mazzo gente del livello di Chiesa, Di Maria, Paredes, raffreddando la contesa forte della crescente qualità messa in campo dai suoi. Felipe Anderson si sbatte davanti: è il meno peggio della Lazio. A cui manca però il peso offensivo garantito da Immobile e Zaccagni, così come le accelerazioni di Lazzari. Senza questi interpreti in grado di dare ampiezza e profondità alla ragnatela di passaggi, la manovra dei romani soffoca e resta fine a se stessa. All’89 Milik chiude il conto, fedele al canovaccio: palla recuperata; sulla fascia sinistra ecco l’accelerazione bruciante di Chiesa, che mostra finalmente buona gamba e condizione; cross per il centravanti, che fa 3-0. Pochi passaggi per un gol. Tutto molto semplice. Non scontato, sino solo a poche settimane fa, invece era pensare di rivedere la Juventus a ridosso delle prime. Dopo il Mondiale si riaprirà la caccia al Napoli.
Le parole di Sarri e Pedro nel dopo partita.
“Abbiamo fatto una buona gara per quaranta minuti – spiega Sarri a Dazn – ma contro una squadra come la Juventus non puoi concedere nulla. Abbiamo presi dei gol banali. Difficile senza Immobile? Chiaramente. Attaccare una difesa solida come quella loro, senza un punto di riferimento centrale, è dura. La sensazione è che il 3-0 sia troppo largo come risultato. Un paio di gol ce li siamo fatti da soli, perdendo dei brutti palloni in uscita”.
“Contro la Juventus è così – riconosce Pedro, sempre a Dazn – loro sono fortissimi in contropiede. Difendono bassi, molto molto bene. Basta un errore e vai in difficoltà. Nel primo tempo bene, a parte il gol subito. Peggio nel secondo. Immobile ci manca? Immobile è forte, importante per noi. Senza di lui dobbiamo attaccare diversamente. Oggi comunque non abbiamo fatto il nostro. Se vogliamo qualificarci in Champions, dobbiamo riprendere il nostro cammino dopo il Mondiale”.
TABELLINO:
JUVENTUS LAZIO 3-0
Marcatore: 43′, 54′ Kean, 90′ Milik
JUVENTUS (3-5-2): Szczesny; Gatti, Bremer, Danilo; Cuadrado, Locatelli (84′ Paredes), Rabiot, Fagioli, Kostic (64′ Chiesa); Kean (62′ Di Maria), Milik.
A disp.: Pinsoglio, Scaglia, Bonucci, Rugani, Barbieri, Miretti, Soulè.
All.: Massimiliano Allegri
LAZIO (4-3-3): Provedel; Hysaj (69′ Gila), Casale, Romagnoli, Marusic; Milinkovic (77′ Marcos Antonio), Cataldi (58′ Vecino), Basic (58′ Luis Alberto), Romero (69′ Cancellieri), Felipe Anderson, Pedro.
A disp.: Maximiano, Adamonis, Radu, Kamenovic, Bertini.
All.: Maurizio Sarri
Arbitro: Davide Massa (sez. Imperia)
Assistenti: Bindoni – Tegoni
IV ufficiale: Cosso
V.A.R.: Mazzoleni
A.V.A.R.: Paganessi
NOTE. Ammoniti: 25′ Gatti (J), 27′ Bremer (J), 28 Milinkovic (L)
Recupero: 1′ pt, 4′ st
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