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H. Verona -Lazio 1-1: I biancocelesti si applicano ma non vincono

foto esterna: Ufficio Stampa

La squadra di Sarri dura sempre solo un tempo. La sblocca Pedro, poi i veneti rimontano con Ngonge e sfiorano il colpaccio.

 

Passata la metà del campionato, dopo ventuno partite le statistiche dicono che la Lazio, si giocassero solo i primi tempi, sarebbe prima in classifica con un punto di vantaggio sul Napoli. Siccome però le gare durano almeno un’ora e mezza, viene dunque da chiedersi come sia possibile che, nella classifica dei secondi tempi, i biancocelesti siano solamente settimi. Difficile trovare una ragione. Ci fosse bella e pronta, Sarri avrebbe senza dubbio trovato l’equazione numerica in grado di correggere il bug del sistema e far volare la Lazio sino alle vette più alte del campionato. E invece così non è. Ancora una volta, anche a Verona, i romani passano in vantaggio nei primi quarantacinque minuti per poi farsi rimontare nella frazione di gioco successiva. Stanchezza? Cilindrata psico-fisica modesta? Panchina corta? Chissà. Di sicuro non può essere un caso.

La Lazio ha un grosso problema. Inutile girarci attorno, alla fine i nodi s’impicciano nel pettine. I numeri rispecchiano piuttosto fedelmente la realtà: alla Lazio mancano i gol di Ciro Immobile. Per il bomber di Torre Annunziata questa è stata una stagione disgraziata. Tanti infortuni e molti meno timbri del suo mostruoso solito. Ci sta. Il capitano della Lazio non ha colpe. Se non quella di cominciare a provare sul suo fisico, questa stagione come non mai, la sgradevole sensazione del tempo che passa: proporzionale al crescere degli acciacchi.
Così quando il Gioco (maiuscolo alla maniera di Sarri: una metafisica calcistica) quando il Gioco non ti consente di aprire le difese avversarie come Dio le acque del mare, ecco che ci sarebbe bisogno del colpo del singolo. Del campione che ti risolve la partita con una giocata delle sue. Ciro è un campione a modo suo: formidabile generatore di gol, trasforma in oro gli assist dei compagni. Questi più o meno arrivano sempre, grazie agli amici del cuore Luis Alberto e Sergej. Ma oggi alla Lazio mancano le reti di Ciro. Sono solo sette: un anno fa a questo punto del torneo ben sedici. Con il Verona, in circa un’ora di gioco Ciro ha tirato in porta un paio di volte. Soprattutto non ha agevolato la fluidità della manovra perdendo molti palloni.

La Lazio, dopo la sfolgorante vittoria contro ciò che restava del Milan, ha perso improvvisamente smalto. Ha frenato contro Fiorentina e Hellas quando pareva pronta al decollo. Non è facile mandare sempre a memoria il copione di Sarri. Si tratta di fare ottimamente sempre le stesse cose, ma se qualche bullone è allentato allora tutta la squadra ne risente. Il Verona, come la Juventus operaia affrontata in Coppa Italia, s’è contrapposta ai laziali senza fronzoli. Tifo all’inglese sugli spalti, quello gialloblu: all’inglese si esprime l’Hellas pure sul campo alla ricerca disperata di punti-salvezza. Tanta corsa e tanto fisico, palla lunga e pedalare. Il Verona gioca poco il pallone, appena può se ne libera e non disdegna di difendersi abbassando la linea. Rispetto alla bella squadra ammirata nelle scorse stagioni i veneti si sono fatti prudenti, come la classifica paurosa suggerisce di fare. Bocchetti e il suo badante calcistico Zaffaroni hanno il merito di fare le cose semplici: il Verona è di nuovo in corsa per la salvezza. Lo spartito, elementare, è bastato per ingabbiare anche la Lazio e allungare così la serie di partite positive. Una sola sconfitta nelle ultime sei. Ossigeno per risalire dai bassifondi della Serie A.

Hellas-Lazio si può riassumere in due episodi, assolutamente fortuiti, da cui sono nati le due reti della contesa. Allo scadere del primo tempo, poco dopo un felino colpo di reni di Provedel su un tiro cross di Depaoli, il sempiterno Pedro si è inventato un calcio rotante trafiggendo Montipò con una traiettoria dolce e beffarda. In apertura di ripresa ecco compiersi il destino fatale dei biancocelesti che puntualmente beccano il pareggio. Punizione del prezioso Lazovic dalla trequarti offensiva sinistra: inzuccata dell’intrigante nuovo acquisto gialloblu, Ngonge, che viola la sacra zona sarriana insaccando alle spalle di Provedel. Eccezion fatta per il successivo ma breve forcing offensivo dei veneti, che frutta ai gialloblu due ghiotte occasioni sempre con Lazovic (palo clamoroso) e Doig, chiuso tempestivamente dall’estremo difensore in uscita bassa, la partita non ha molto altro da raccontare. Così come la stagione della Lazio di Sarri, del resto. Al momento tutta un vorrei ma non posso.

 

Le parole di Sarri

“Non è semplice spiegare il motivo per cui subiamo così tante rimonte – argomenta l’allenatore nelle consuete interviste del dopo partita – anche perché si ha a che fare con venticinque teste diverse e ognuna ragiona su una particolare frequenza. Nemmeno il più grande psicologo d’Europa potrebbe dare una risposta certa a questo problema. Ne stiamo prendendo coscienza, quantomeno. Credo sia già qualcosa. Abbiamo fatto una gara seria in una serata difficile, ma lo sbandamento dopo la rete subita non deve esistere. Ne siamo comunque usciti bene chiudendo la gara in controllo. Dispiace per i due punti persi, però la stagione è lunga. Classifica? Non ha molto senso guardarla ora. Adesso abbiamo l’Atalanta e sarà un’altra brutta storia. Immobile sapeva che avrebbe giocato quella porzione di partita: il cambio con Felipe Anderson era programmato”.

 

TABELLINO:

 

H. VERONA-LAZIO 1-1

Hellas Verona (3-4-1-2): Montipò; Magnani, Hien, Coppola (35′ st Ceccherini); Depaoli, Duda, Tameze (41′ st Sulemana), Doig; Lazovic (35′ st Abildgaard); Lasagna, Ngonge (23′ st Gaich). Allenatore: Zaffaroni-Bocchetti

Lazio (4-3-3): Provedel; Marusic, Casale, Romagnoli, Hysaj; Milinkovic-Savic, Cataldi (14′ st Vecino), Luis Alberto; Pedro, Immobile (23′ st Felipe Anderson), Zaccagni. Allenatore: Sarri

Arbitro: Ayroldi

Marcatori: 45′ Pedro (L), 6′ st Ngonge (H)


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