I biancocelesti perdono, anche perché non sanno variare stile di gioco. Madama in semifinale di Coppa Italia col minimo sforzo: ora l’Inter.
Sarà Vecchia. Sarà ferita. Ma la Signora è ancora viva e passa alle semifinali di Coppa Italia dove l’attende l’Inter di Simone Inzaghi. Per questa Juventus, che naviga a vista nel mare in tempesta delle penalizzazioni in campionato, il trofeo nazionale è un obiettivo categorico. Deve vincere almeno una coppa per dare senso a una stagione sin qui disgraziata. Oltre confine toccherà poi all’Europa League misurare le ambizioni europee dei bianconeri, alla spasmodica ricerca di un nuovo inizio finite le baldorie dello scorso decennio. Contro una Lazio priva della scintilla necessaria per accendere la sua partita è bastato un gol di Bremer, servito in modo ottimale dal sinistro educato di Kostic, sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Dal canto loro i biancocelesti hanno disputato una partita piatta. Per propri demeriti probabilmente – è mancata brillantezza come contro la Fiorentina – ma anche grazie alla prova difensiva degli uomini di Allegri. Dopo tante sbandate e reti subite, Madama ha ritrovato la condizione imprescindibile di ogni suo possibile successo: la solidità difensiva.
Una partita monotona perché basata sull’equilibrio. Rimasto tale anche dopo il vantaggio bianconero arrivato allo scadere del primo tempo. La Juventus è al momento una zebra ferita. Sbloccata la contesa, si è ritratta lasciando il pallino in mano agli avversari. Al di là di ogni retorica offensivista, così di moda oggigiorno, Allegri sceglie la strategia giusta permettendo ai suoi di ottenere il massimo risultato col minino sforzo. Non è certo questo il tempo per specchiarsi o calciare in punta di fioretto. Così la manovra laziale s’infrange regolarmente sulla linea Maginot della Juve: Danilo-Bremer-Alex Sandro le pigliano tutte di tesa, la mediana guidata dai colossi Locatelli e Rabiot chiude gli spazi centrali a disposizione dei romani. Sugli esterni sono Kostic-Express e Cuadrado a garantire la copertura necessaria, pronti a ribaltare l’azione in attacco. L’ordine e la compattezza dei bianconeri tarpano le ali della Lazio.
Nel vero senso della parola. Perché il gioco di Sarri non può fare a meno del supporto decisivo degli esterni d’attacco, chiamati a scambiare la posizione di continuo con terzini e mezzali in proiezione offensiva. Ma non c’è nulla da fare. La Juve non concede alcuna profondità agli avversari. Questi del resto non dispongono della velocità e del tasso tecnico necessario per scardinare il fortino avversario. Il rientrante Immobile, sostituito poi all’intervallo, si schianta regolarmente contro il fisico scultoreo di Bremer. Altrettanto fanno i suoi compagni nel secondo tempo, attacchino la Juve frontalmente o lungo i fianchi. Sarri è un allenatore serio, bravo ma esasperatamente metodico: i suoi sanno giocare infatti in un solo modo. Se non funziona non c’è piano B. La Lazio allora soffre quando la partita si fa sporca e richiede di trovare delle soluzioni di gioco alternative: ancor prima che sul piano tecnico, e dunque riguardo i singoli, piuttosto su quello fisico e tattico. Con un tiro nello specchio in 95 minuti raramente si vincono le partite. I tanti cross effettuati dai laziali sono lì a dimostrare come lo spartito terra-terra di Sarri non sia stato rispettato per cause di forza maggiore. Chi può colpire il pallone di testa, alla bisogna, se però Maurizio non ama i centravanti di sfondamento e non insegna ai suoi a goleare anche in questo modo?
Le parole di Sarri
“Non sono deluso dalla prestazione – così l’allenatore della Lazio a Mediaset nel dopo partita – abbiamo fatto quanto dovevamo. Abbiamo giocato una gara equilibrata, decisa da un episodio. Noi non siamo stati brillanti negli ultimi 30 metri. Ci può stare manchi quel tono muscolare quando si gioca così spesso. Il risultato non mi piace ma la squadra si è espressa su buoni livelli. Il recupero di Ciro per noi è fondamentale perché ci permette di far rifiatare qualcuno anche in attacco. Sergej in panchina? Non può giocare sempre. Ha un minutaggio elevatissimo. Deve essere gestito”.
TABELLINO:
JUVENTUS-LAZIO 1-0
Juventus (3-5-2): Perin; Danilo, Bremer, Alex Sandro; Cuadrado (43′ st De Sciglio), Fagioli (18′ st Miretti), Locatelli, Rabiot, Kostic; Chiesa (33′ st Di Maria), Vlahovic (18′ st Kean). A disp.: Szczesny, Pinsoglio, Gatti, Rugani, Malvano, Paredes, Iling. All.: Allegri
Lazio (4-3-3): Maximiano; Lazzari, Patric, Romagnoli (33′ st Casale), Marusic; Vecino (14′ st Milinkovic-Savic), Cataldi (30′ st M. Antonio), Luis Alberto (30′ st Basic); Anderson, Immobile (1′ st Pedro), Zaccagni. A disp.: Adamonis, Provedel, Fuentes, Hysaj, Pellegrini, Radu, Bertini, Romero, Cancellieri. All.: Sarri
Arbitro: Maresca
Marcatori: 44′ Bremer
Ammoniti: Cuadrado, Perin, Danilo (J), Zaccagni (L)
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