E adesso? Tutto ricomincerà come prima? Il primo assaggio di serie A che coincide con gli ultimi morsi del mercato? Le cartoline olimpiche si ingialliscono in un attimo e qualcuno si dimenticherà pure di averle vissute? No, ragazzi. Tifosi, quasi tifosi, non tifosi, è lo stesso: quanto abbiamo vissuto nei giorni di Parigi non può essere cancellato dal colpo di spugna di un gol o di un intervento mancato della Var. Dobbiamo proteggere quelle emozioni, lasciarle dentro di noi. Non solo quelle vincenti, la grande impresa d’oro delle ragazze del volley guidate da Julio Velasco, quella medaglia che Alessia Orro consegna a suo nonno, l’abbraccio fra Paola Egonu ed Ekaterina Antropova, Myriam Silla concittadina del presidente Mattarella e tanto altro. Ma anche le lacrime che raccontano una storia, una storia bellissima e non per questo devono forza stare sul podio, le lacrime di Benedetta Pilato con il suo quarto posto. E soprattutto la voglia di una ragazza o di un ragazzo di sentire dentro il desiderio di sentirsi un po’ olimpico, scegliendo il canottaggio o la scherma o l’arrampicata sportiva.
Però attenzione, c’è anche un’altra sfida. Sentire le emozioni di Parigi ancora addosso non è una questione che riguarda la singola famiglia. Piuttosto un fatto di sistema. Coni, federazioni, enti di promozione, sport e salute, amministratori di grandi o piccoli centri, ministri vari ed eventuali. Ora fermiamoci con i “quanto siamo bravi” di qualche dirigente sportivo o con la gara della politica a dire “straordinario”, “fantastiche” e via andare con i soliti post sempre uguali. Di fronte alla domanda scatenata dai Giochi ci deve essere un’offerta di sport e di attività motoria: bella, coinvolgente, organizzata. Ora non ubriachiamoci con le 40 medaglie e non scappiamo subito a interrogarci con quello che succederà a Los Angeles fra quattro anni. Concentriamoci sul corso di atletica sotto casa, facciamo funzionare la piscina che magari è stata chiusa dalla crescita dei costi delle energia, inventiamo delle attività che si possano svolgere anche nel cortile di una scuola, in un parco, chiudendo per una mattinata una strada o una piazza. E allora dai, Parigi val bene uno sforzo.
Facciamolo.