Chiedo scusa a Pablo Neruda, ma confesso che ho vissuto pure io. Ho vissuto qualche Olimpiade, mettiamola così. E allora vorrei condividere con chi mi legge qualche piccolo consiglio, niente di che, solo una specie di decalogo fatto di sogni da bambino, esperienze professionali, incontri che rimangono scritti dentro i pensieri. Ci provo.

1) NON PERDETE LA CERIMONIA DI APERTURA

Sì, d’accordo, è lunga, chi lo nega. Però è qualcosa che ti fa entrare dentro un’atmosfera. E poi stavolta, stasera, per la prima volta si svolgerà fuori dallo stadio, lungo la Senna balneabile (ahi Tevere!) proprio grazie a un intervento nell’ambito del discorso olimpico (la famosa legacy, l’eredità, quello che lasciano i giochi a una città). Probabilmente l’attimo olimpico in cui mi sono emozionato di più è stato quando ad Atlanta ho visto Muhammad Ali accendere il braciere con la mano tremante assediata dalla malattia.

2) L’ATTIMO FUGGENTE

Ok, il ricorso a quel film è sempre un classico di cui si abusa un po’. Però quest’attimo fuggente è diverso: fidatevi dell’istinto, fatevi rapire da una scena, basta qualche decimo di secondo. E poi pensate intensamente a una persona, una persona che vi piace ricordare, che magari non c’è più, ma a cui siete stati legati proprio da un ricordo olimpico. E’ un esercizio del cuore.

3) NON VI ABBUFFATE

Soprattutto per le matricole, si fa per dire, e più inesperti, c’è il rischio di farsi travolgere dalle mille cose da vedere o da sentire o da leggere. Calma, persino l’Olimpiade, soprattutto all’inizio, va presa a piccole dosi.

4) NON SOLO ITALIA

Naturalmente sarà bellissimo tifare azzurro. Ma alle Olimpiadi si tifa in un modo speciale. Diceva Eric Liddell, l’olimpionico che 100 anni fa vinse i 400 metri dell’atletica dopo aver rinunciato a correre i 100 per ragioni religiose (la gara era di domenica), che ci sono già abbastanza guerre per pensare di aggiungerne altre…Insomma, tifo sì ma senza quegli eccessi di nazionalismo che a volte avvelenano lo spettacolo.

5) NON SOLO MEDAGLIE

Chiaro che sentire l’inno di Mameli, vedere un azzurro che sale sul podio, è sempre speciale. Ma ricordatevi che a volte il risultato non basta per leggere lo sforzo di una ragazza e di un ragazzo. Fatevi incuriosire anche da qualcuno che arriverà settimo o dodicesimo, anche loro hanno una storia che vale la pena conoscere.

6) NON SOLO COPERTINE

Un giorno di diversi anni fa, Pietro Mennea mi concesse il privilegio di un racconto, una specie di guida per lo spettatore. C’è una cosa che mi colpì più di tutte le altre. Mi disse: occhio al dettaglio, al particolare, alla cosa apparentemente minima che poi si rivela determinante. 

7) AFFEZIONATEVI

Fate una cosa, se vi va. “Adottate” qualche squadra. Non so. Io, per esempio, io seguirò la nazionale di basket del Sud Sudan, il paese più giovane e più povero del mondo. So che farò un tifo sfegatato per loro.

8) L’ORO E LA FRAGILITÀ

Non vogliamo essere retorici. Però a volte ci immaginiamo un campione come il frutto di un percorso lineare che è solo una lunga marcia verso la vittoria. E invece anche una medaglia d’oro si può perdere nel tunnel. Ricordate Naomi Osaka, che accese il braciere olimpico a Tokyo dopo essere stata per settimane bloccata dalla depressione e avere avuto la patente di numero uno mondiale del tennis in tasca? E i salti di Simone Biles che improvvisamente diventarono un incubo e che oggi rivedremo dopo che la ginnasta statunitense ha detto di aver dovuto fare i conti con la sua “salute mentale”.

9) PORTATE PARIGI A ROMA

Nel senso che, finite le Olimpiadi, assecondate la voglia di praticare o di far praticare uno sport.

10)  GEOGRAFIA E VACANZE

E magari, seguendo un campione e una gara, andate a cercare notizie su quel Paese, scopritene il volto e l’identità non solo sportiva. L’Olimpiade è una grande professoressa di storia e geografia.