A colloquio con Fabrizio Truini, coordinatore Punto Pace di Roma di Pax Christi
In dialogo con Fabrizio Truini, Coordinatore del Punto Pace di Roma di Pax Christi, pensionato RAI, con 35 anni nei servizi Culturali di RaiUno, ha curato i programmi di Piero Angela e dell’ex presidente Sergio Zavoli, infine ideatore Responsabile per un decennio di A sua Immagine: ma prima Ricercatore alla Sapienza di Filosofia del Diritto e della Politica, lasciandoci il saggio sulle Radici della nonviolenza in Aldo Capitini (Casa editrice Il Margine, 2011), e poi ha ottenuto la Licenza in Teologia Morale all’Angelicum, da cui il libro su La pace in Tommaso d’Aquino (ed. Città Nuova, 2008).
Le associazioni, i movimenti, le reti che si occupano di pace e disarmo sono diversi. Ci spieghi Pax Christi che movimento è?
È presto detto: è il movimento cattolico nato dopo la II guerra mondiale che vuole favorire la pace tra i popoli, obbedendo al comando di Gesù Cristo di amare tutte le persone, anche quelle che si sentono nemiche, rispondendo al male, non con altro male, ma con il bene, come diceva anche s. Paolo e ricordava il grande romanziere russo Leone Tolstoj, il quale non a caso scrisse Guerra e Pace.
Quale è la finalità principale della vostra azione?
È innanzitutto quella di invalidare – a livello culturale, politico e giuridico- la massima violenza del mondo, quella della guerra tra le nazioni. Occorre quindi in primo luogo capire che non ci può essere una guerra giusta, ma che essa è sempre una sconfitta. Occorre -come detto dalla nostra Costituzione (art. 11) – ripudiarla. Va subito detto che si è arrivati a comprenderlo dopo anni, se non secoli, grazie alla testimonianza di molti giovani, non solo credenti, che si sono dichiarati obiettori di coscienza.al servizio militare. I cristiani in particolare si richiamano alla testimonianza dei primi fratelli, veri martiri della fede, che si rifiutarono di adorare l’imperatore e di servire nell’esercito, anche a costo di morire. Oggi dopo la legge che ha riconosciuto l’obiezione di coscienza e l’altra che permette di difendere la Patria anche in modo non armato, ma facendo un servizio civile a favore dei beni comuni, ciò non porta più né alla morte né alla prigione… Tuttavia, la guerra non è stata sconfitta … C’è ancora!
Come risponde a chi afferma che manifestare non serve a nulla se non si è capaci di fare proposte alternative credibili?
Ma la proposta credibile oggi esiste: è quella –spirituale, politica e giuridica- della nonviolenza, come ci ha insegnato Gandhi, che ha reso l’India indipendente, e Mandela, che in Sudafrica ha sconfitto il razzismo ed è andato al potere. Poi l’esempio più eclatante è quello dell’Europa che per 80 anni è vissuta in pace. Se oggi la guerra in Ucraina sorprende e scandalizza, è proprio perché si è abbandonata la via del dialogo e della diplomazia, lasciando la parola alla violenza.
Ovunque l’ordine multilaterale viene distrutto, tutti guardano alla guerra come opzione possibile e anche lì dove vengono siglate tregue o avviati negoziati, le prospettive sono terribili. Non staremo perdendo tempo? Non serve forse qualcosa di diverso?
Il problema grave è che è risorto il nazionalismo e per la paura dell’altro si ricorre al militarismo e non più a sanare le controversie ricorrendo a un terzo che possa giudicarle e risolverle. Eppure, la possibilità ci sarebbe solo se si attuassero le sane e razionali prerogative che dopo la guerra mondiale furono escogitate con l’ONU e il riconoscimento dei diritti dell’uomo e del diritto dell’auto-determinazione dei popoli.
Purtroppo, l’ONU è stato reso impotente dal diritto di veto in mano alle 5 Potenze vincitrici, ognuna delle quali rivendica la propria sfera d’influenza. Se non si ridà al Tribunale Internazionale il potere di giudicare e al Consiglio di Sicurezza di intervenire con mezzi anche militari favorendo o riportando la pace, la violenza tra le nazioni può –come tristemente constatiamo- sempre risorgere. Ma per far ciò occorre innanzi tutto disarmare le menti, le parole, le azioni, come da 80 anni cerca di pensare e fare Pax Christi, insieme a tante altre associazioni pacifiste, credenti e laiche, con tante iniziative e lotte, come quelle contro le Banche Armate; contro il commercio illegale delle armi; contro la militarizzazione delle scuole; ed anche con manifestazioni e marce per la pace. Tutto ciò per molti è solo un sogno, ma anche papa Francesco invita tutti, anziani e soprattutto giovani, a sognare un mondo di pace, beninteso sognando a occhi aperti, con la ragione sostenuta dalla fede e dalla attiva speranza che non delude.
Quanto detto mi spinge a concludere con le parole forti di Alex Zanotelli di poco tempo fa: “Solo dei forti movimenti popolari oggi possono scuotere i nostri governi, prigionieri del complesso militare-industriale e delle multinazionali del fossile. Ma c’è un altro passo che dobbiamo fare per farci ascoltare: capire che oggi dobbiamo praticare la nonviolenza attiva, arrivando fino alla disobbedienza civile, pagando anche di persona, andando anche in galera per questo. È quanto ci ha insegnato Gesù, quanto praticato da Martin Luther King. Sono tempi duri ma altrettanto dura deve essere la nostra nonviolenza attiva e la nostra resistenza.”