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#Rubriche #La voce di Andrea Maccari

Utopia o realismo?

foto: Andrea Maccari

La bandiera della Pace unisce. La bandiera della Pace deriva dall’arcobaleno, considerato sinonimo di pace e armonia; il simbolo fa riferimento al diluvio universale della Bibbia in cui compare come segno di rinnovata alleanza tra gli uomini e il cielo, diventando così l’immagine della pace tra terra e cielo e, di conseguenza, tra tutti gli uomini.

Da queste premesse uno si aspetterebbe un atteggiamento universalmente riconosciuto di vicinanza e valore alla bandiera arcobaleno. Purtroppo, non è così. Dal 1961 vengono sventolate alla marcia Perugia Assisi e in ogni manifestazione per la pace, sono denigrate e ridicolizzate, come coloro che vi partecipano tacciati di essere dei poveri illusi. Attaccate alle finestre vengono accusate di rappresentare i cattocomunisti o più semplicemente la sinistra e raffigurare un attacco al cosiddetto atlantismo, occidentalismo, con l’etichetta, che cambia nel tempo, di terrorista, talebano, serbo, putiniano. Ma il popolo della pace non si è mai scoraggiato. Chi fa della nonviolenza un proprio cammino esistenziale non si ferma di fronte alle accuse gratuite di chi pensa che la pace sia solo utopia.

E così, il popolo della pace è sceso ancora in piazza sabato 15 marzo. In verità, in più piazze. In una piazza bizzarra più gremita, dipinta di azzurro, la bandiera arcobaleno non è stata proprio ben accetta ma si è fatta prepotente e ha fatto numero e colore. In un’altra piazza è stata sventolata con più convinzione e forza con accanto anche quella palestinese e si è urlato che il riarmo dell’Europa è una follia. Il vero soggetto comune europeo stenta a decollare, anche se, e qui vado sicuramente controcorrente, il messaggio che arriva da una piazza multicolor e variegata nelle posizioni non è proprio negativo.

Si è creata una sorta di “convivialità delle differenze” con un unico comune denominatore: la difesa dell’Europa. Ma l’altro filo rosso che ha unito le piazze ha contribuito a mostrare un popolo che ha voglia di reagire di fronte all’avanzare dell’arroganza, dell’ostentazione violenta della ricchezza e del potere. E, come la citazione dell’articolo del 12 marzo Non mi avrete mai come volete voi: analisi sociale – Roma Sport Spettacolo, forse è proprio da qui che bisognerebbe ripartire, dal Manifesto di Ventotene: “…le guerre a ripetizione costringono ad abbandonare la famiglia, l’impiego, gli averi, ed a sacrificare la vita stessa per obbiettivi di cui nessuno capisce veramente il valore; in poche giornate vengono distrutti i risultati di decenni di sforzi compiuti per aumentare il benessere collettivo. …Basta che una nazione faccia un passo in avanti verso un più accentuato totalitarismo, perché sia seguita dalle altre trascinate nello stesso solco dalla volontà di sopravvivere…”.

La costruzione europea in questi difficili giorni si trova a un punto di svolta, è sotto assedio. Deve fronteggiare questioni epocali ed è minacciata ovunque da nazionalismi, populismi e sentimenti di disaffezione e sfiducia nei confronti di un progetto percepito come lontano dagli ideali iniziali ed incapace di garantire benessere e futuro dei cittadini. Si sente infatti con urgenza il bisogno che l’Europa offra, ad un mondo sempre più disorientato, non un piano di riarmo che va contro il suo spirito costituente, ma la sua civiltà, fatta di umanesimo, diritti umani e dialogo, fortemente radicata nei valori della pace e dell’integrazione, che sono il fondamento dell’Unione dopo il secondo conflitto mondiale. Ma un’Europa senza confini era impensabile 80 anni fa: e adesso lo è. L’utopia si è fatta realtà. E perché non continuare l’abbattimento delle barriere e confini anche a livello planetario? L’altro passo è togliere lo scettro ai mercanti di morte che costruiscono le armi (a proposito, proprio in questi giorni sono arrivati, in un silenzio assordante, i missili a testata nucleare nelle basi di Ghedi e Aviano). 

Nello stesso tempo dovremmo interrogarci con l’unica domanda che dovremmo porci tutti: perché? Perché continuare a costruire strumenti di morte? Perché la difesa della Patria (art.52 della Costituzione) è assimilata alla sola difesa armata? Perché tante giovani vite, ancora adesso, vengono mandate a morire o ad uccidere altra gioventù sconosciuta? Perché ancora oggi ci si ostina a difendere confini inventati e che cambiano nel tempo? Perché…?  Domande alle quali i governanti non rispondono, ma continuano a incenerire il mondo. “Perché la guerra?” – domandava anche Albert Einstein a Sigmund Freud (Perché la guerra, 1932)– “E’ ormai risaputo che, col progredire della scienza moderna, rispondere a questa domanda è divenuto una questione di vita o di morte per la civiltà da noi conosciuta, eppure, nonostante tutta la buona volontà, nessun tentativo di soluzione è purtroppo approdato a qualcosa.”

Continua Einstein: “La sete di potere della classe dominante è in ogni stato contraria a qualsiasi limitazione della sovranità nazionale. Questo smodato desiderio di potere politico si accorda con le mire di chi cerca solo vantaggi mercenari, economici. Penso soprattutto al piccolo ma deciso gruppo di coloro che, attivi in ogni stato e incuranti di ogni considerazione e restrizione sociale, vedono nella guerra, cioè nella fabbricazione e vendita di armi, soltanto un’occasione per promuovere i loro interessi personali e ampliare la loro personale autorità….com’è possibile che la minoranza ora menzionata riesca ad asservire alle proprie cupidigie la massa del popolo, che da una guerra ha solo da soffrire e da perdere?” Purtroppo, parole ancora attuali dopo quasi cento anni. Dai vertici europei oggi ci è stato detto che ci dobbiamo preparare alla guerra e, sempre oggi, in Italia ci è stato detto che “…senza sicurezza non c’è libertà… o demandi la tua sicurezza ad altri e gli altri decidono per te o impari a difenderti da solo e allora decidi tu”.

Quindi la strada è già tracciata: bisogna solo armarsi!  L’obiettivo, quindi, è quello di un’Europa come fortezza armata, alternativo alla sua fondazione come baluardo di pace.  

E quel che è ancora più folle è che per portare avanti questo progetto si attiva la clausola di salvaguardia, ovvero si sospende il patto di stabilità che è sacro e intoccabile per ciò che minaccia la sicurezza dei cittadini europei ogni giorno (malfunzionamento della sanità, guasti sociali, istruzione ecc.) e viene utilizzata per arricchire i produttori di armi per i quali non si pensa nemmeno a varare una legge per tassare gli extra-super-sovraprofitti. E il tutto sotto il nostro naso. Concludo con la risposta di Freud ad Einstein nello stesso testo sopracitato: “Quanto dovremo aspettare perché gli altri diventino pacifisti? Non si può dirlo, ma forse non è una speranza utopistica che l’influsso di due fattori – un atteggiamento più civile e il giustificato timore degli effetti di una guerra futura – ponga fine alle guerre in un prossimo avvenire. Per quali vie dirette o traverse non possiamo indovinarlo. Nel frattempo, possiamo dirci: tutto ciò che promuove l’evoluzione civile lavora anche contro la guerra.”

 

Roger Waters – Comfortably Numb 2022