Passeggiando per le vie del centro storico di Roma, è impossibile non notare le particolari targhe in marmo poste agli angoli dei palazzi. Su di esse, accanto a uno stemma, compaiono un numero, un nome e la parola “RIONE”, testimoniando un’antica suddivisione della città. Questa organizzazione urbana risale al Settecento, quando papa Benedetto XIV ridefinì l’assetto amministrativo della Capitale, dando ai rioni la conformazione che in parte conosciamo ancora oggi.
Sin dalle origini, Roma fu suddivisa in aree amministrative, con l’obiettivo di censire la popolazione, stabilirne i diritti e raccogliere le imposte. Già nel VI secolo a.C., sotto la monarchia, la città era organizzata in quattro regiones, tutte comprese entro i limiti del pomerium, il sacro confine dell’Urbe.
Con l’espansione dell’Impero, la crescita demografica e il fiorire delle attività economiche, il sistema venne modificato da Ottaviano Augusto, primo imperatore di Roma, che nel I secolo a.C. portò il numero delle regiones a 14. Questa suddivisione interessava quasi interamente la riva sinistra del Tevere, con l’eccezione della Transtiberim, oggi noto come Rione Trastevere.
Con la caduta dell’Impero Romano e la conseguente decadenza della città, Roma si spopolò e la sua struttura urbanistica subì profondi mutamenti. Nel XII secolo, le 14 regiones augustee furono ridotte a 12, e il termine latino regio venne progressivamente sostituito da quello volgare di rione.
Alla fine del Cinquecento, papa Sisto V avviò un’imponente opera di riorganizzazione della città, realizzando nuove strade, acquedotti e fontane monumentali. In questa fase, il numero dei rioni tornò a 14, con l’aggiunta del Rione Borgo, che comprendeva l’area attorno a San Pietro.
La vera svolta arrivò con papa Benedetto XIV Lambertini, che nel 1748 introdusse le targhe marmoree per identificare i rioni, ancora oggi visibili sugli edifici del centro storico. Queste targhe non solo servivano a orientare i cittadini, ma contribuivano anche a rafforzare l’identità urbana di ogni quartiere.
Alcuni anni prima, nel 1745, lo stesso pontefice aveva affidato a Gregorio Roisecco, mercante di libri in piazza Navona, l’incarico di scrivere la prima guida turistica ufficiale di Roma, intitolata Roma antica e moderna.
Nel 1798, con l’arrivo delle truppe francesi, Roma fu suddivisa nuovamente, questa volta in otto zone chiamate Giustizie. Furono proprio i francesi a introdurre l’uso di scrivere i nomi delle strade e la loro appartenenza amministrativa direttamente sugli edifici, un sistema che influenzò l’urbanistica della città anche negli anni successivi.
Questa configurazione rimase pressoché invariata fino al 1871, anno in cui Roma divenne la Capitale del Regno d’Italia. Con l’aumento della popolazione e l’espansione della città, il numero dei rioni crebbe progressivamente fino a 21. Nel 1921, con l’aggiunta del Rione Prati, si raggiunse la suddivisione attuale in 22 rioni.
Attualmente, i rioni di Roma si estendono su una superficie di circa 16 km², delineando il centro storico della città. Ad eccezione di Prati, tutti si trovano all’interno delle mura storiche, comprese tra le Mura Aureliane, le Mura Gianicolensi e le Mura Leonine.
Ogni rione conserva la propria identità e unicità, testimoniando secoli di storia, cultura e trasformazioni sociali. Dal Rione Monti, con le sue torri medievali e le botteghe artigiane, fino al vivace Testaccio, cuore dell’anima popolare romana, ogni angolo della città racconta un pezzo della grande storia di Roma, fatta di potere, arte e tradizione.