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VI – Rione Parione: tra leggende ed arte scopri le vie di Roma

Nel cuore pulsante del centro storico di Roma si trova uno dei rioni più suggestivi e amati, tanto dai romani quanto dai turisti: il Rione Parione. È un luogo dove la storia si intreccia con la quotidianità, dove antiche leggende convivono con la vita moderna, e dove l’arte ha lasciato un’impronta indelebile sulle pietre e sulle facciate dei palazzi.

Il nome Parione affonda le sue radici nella memoria della città antica, derivando da quel “Parietone”, un grande muro, forse parte dell’imponente Stadio di Domiziano, che i romani dell’epoca indicavano come riferimento. Ed è proprio lo Stadio di Domiziano, fatto costruire nell’85 d.C., a segnare la geografia più riconoscibile di questo rione, con la sua forma ovale allungata che ancora oggi disegna piazza Navona.

Passeggiando per le sue strade, si incontrano angoli di Roma che sembrano sospesi nel tempo. Il colorato mercato di Campo de’ Fiori, le vie dai nomi che evocano antichi mestieri — via dei Balestrari, via dei Chiavari, via dei Giubbonari, via dei Cappellari — raccontano di un’epoca in cui ogni strada era un piccolo mondo di botteghe e artigiani.

Ma è piazza Navona il vero cuore di Parione, il palcoscenico naturale dove, sin dai tempi antichi, si svolgevano i giochi agonali. Il nome stesso della piazza nasce da “in Agone”, che si trasformò prima in “Navone” e poi in “Navona”. Qui, tra le architetture monumentali e le fontane scenografiche come la celebre Fontana dei Quattro Fiumi di Gian Lorenzo Bernini, si svolgevano giochi, giostre, spettacoli teatrali e divertimenti pubblici come la tombola, la riffa e la cuccagna.

Proprio in questo luogo visse Donna Olimpia Maidalchini, meglio conosciuta come la Pimpaccia. La sua figura aleggia ancora tra le pietre della piazza e del maestoso Palazzo Pamphilj, che fu la sua residenza. Donna di straordinaria intelligenza e ambizione, ma anche di leggendaria avidità, seppe manovrare cardinali e potenti per arricchirsi. La sua fama di manipolatrice senza scrupoli ha nutrito storie popolari secondo cui, dopo la morte, il suo fantasma fuggirebbe ogni notte su una carrozza nera infuocata, carica di oro rubato, fino a gettarsi nel Tevere insieme ai cavalli e ai suoi tesori.

Parione è anche custode di un tesoro artistico a cielo aperto: tra la fine del Quattrocento e la prima metà del Cinquecento, nacque qui una forma primordiale di street art, quando le famiglie aristocratiche affidavano a celebri artisti dell’epoca come Polidoro da Caravaggio, Maturino da Firenze, Daniele da Volterra e persino Raffaello il compito di decorare le facciate dei loro palazzi con affreschi e graffiti ispirati alla mitologia classica e alle storie del mondo antico. Sebbene il tempo abbia cancellato molte di queste opere, alcune sopravvivono ancora, testimoni silenziosi di una Roma fastosa e colta.

Il rione Parione racchiude anche angoli meno noti ma di grande fascino: la Chiesa di Santa Maria in Vallicella, conosciuta come la Chiesa Nuova, la Chiesa di Sant’Agnese in Agone, capolavoro di Borromini, la Piccola Farnesina ai Baullari che ospita il Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco, e il severo volto della statua parlante di Pasquino, custode di satira e libertà di pensiero sin dal Seicento.

I confini del rione si snodano tra luoghi celebri come piazza delle Cinque Lune, corso Rinascimento, piazza Madama e Campo de’ Fiori, fino a toccare via del Governo Vecchio e vicoli suggestivi come quello delle Vacche e via di Tor Millina.

A proteggere simbolicamente questo angolo di Roma c’è il suo stemma: un Grifo, creatura mitologica con la testa d’aquila e il corpo di leone, simbolo di fierezza, forza e nobiltà, su fondo bianco.