Sin dalla fondazione di Roma un’area fondamentale per i commerci della città è stata quella limitrofa all’Isola Tiberina, per via della maggiore facilità nel guadare a quell’altezza il Tevere. Proprio per questa motivazione sorsero, nell’area che attualmente si estende dal teatro di Marcello alla chiesa di Santa Maria in Cosmedin, il Foro Olitorio e il Foro Boario, rispettivamente il mercato della frutta e della verdura e il mercato del bestiame.
Proprio ai margini del Foro Boario nel IV sec. d.C. venne costruito quello che impropriamente è conosciuto con il nome di Arco di Giano, ma che dovrebbe essere identificato con l’Arcus Divi Constantini, che secondo i Cataloghi Regionari era stato edificato proprio nella zona del Velabro. Inoltre la presenza dei resti di un’iscrizione, conservati nella chiesa di San Giorgio in Velabro, in cui si parla di un tiranno sconfitto da un imperatore, identificato il primo come Magnenzio e il secondo come Costanzo II, hanno portato ad ipotizzare che l’Arco sia stato costruito per celebrare questa vittoria. Invece il nome Giano dovrebbe derivare da ianus, che starebbe ad indicare una porta.
L’Arco sicuramente è differente rispetto agli altri archi trionfali conservati in città, infatti è di pianta quadrata con copertura a volta crociera. I lati esteriormente sono scanditi da nicchie e le quattro chiavi di volta presentavano figure femminili, di cui due sono state identificate come la Dea Roma e Minerva, mentre le altre due forse potrebbero essere Cerere e Giunone.
Questa importante testimonianza storica è possibile visitarla il sabato dalla 10 alle 14, dal 13 novembre 2021, grazie ad una collaborazione tra la Soprintendenza Speciale di Roma e la Fondazione Alda Fendi – Esperimenti. L’Arco è stato chiuso al pubblico per ben 28 anni dopo l’attentato del 1993.
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