Siamo negli anni 70 del III sec. d.C. quando l’imperatore Aureliano decise di realizzare una nuova cinta muraria, più estesa rispetto alle cosiddette mura serviane, adatta a difendere una città in espansione da eventuali attacchi esterni.
Le nuove mura, che correvano per 19 km, erano intervallate da una serie di torri, porte principali e secondarie, tra queste ultime vi era Porta Asinaria, in prossimità di Porta San Giovanni. Inizialmente era costituita da un solo fornice affiancato da due torri quadrangolari, ma con la crescita dell’importanza della sede episcopale di San Giovanni in Laterano, la porta subì dei cambiamenti nel V sec. durante i restauri delle mura avvenuti per volere dell’imperatore Onorio. In quest’occasione le due torri quadrangolari furono affiancate da torri semicircolari, l’altezza della struttura venne quasi raddoppiata, venne costruita anche una controporta ed un cortile di guardia. Da semplice porta secondaria, ne divenne una principale importante per la difesa della città.
Fu testimone di eventi storici importanti, come alcuni episodi legati alla guerra greco gotica, tra cui l’arrivo di Belisario nel 536, che spinse i goti a lasciare l’Urbe da Porta Flaminia ed esattamente 10 anni dopo, nel 546, il ritorno di Totila. Molto tempo dopo Enrico IV, nel 1084, la varcò durante la lotta che lo contrappose a papa Gregorio VII.
Nel corso dei secoli, per via della vicinanza alla Basilica lateranense, venne chiamata anche Porta Lateranensis, Porta San Johannis Laterani o Porta de Laterano.
Sul finire del XVI secolo, la porta venne abbandonata a causa dell’innalzamento del suolo nell’area circostante. Nonostante abbia smesso di essere usata, prima per scopi difensivi e poi semplicemente per accedere a Roma, resta una testimonianza molto importante delle strutture difensive usate in passato.
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