Nel panorama cinematografico attuale, spicca “À la Recherche”, l’ultima fatica di Giulio Base presentata alla Festa del Cinema di Roma, che ci trasporta direttamente nel 1974, anno di sconvolgimenti sociali e culturali. È un’epoca segnata dalla rivoluzione delle Brigate Rosse in Italia, dagli eventi sportivi come il mondiale di calcio, dalle vittorie di Coppola e Scorsese a Cannes e dalla cinematografia di Luchino Visconti, che all’epoca girava “Gruppo di famiglia in un interno”. In questo scenario tumultuoso prende vita la narrazione intima e tormentata di Pietro e Ariane, uno sceneggiatore e un’attrice francesi, interpretati da Giulio Base stesso e Anne Parillaud, i cui destini intrecciati si svolgono all’interno di una villa tanto maestosa quanto inquietante.
La trama del film si addentra nella psiche dei protagonisti, impegnati nel titanico compito di adattare “Alla ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust, metafora della riflessione sulla memoria e sul tempo. Ariane sogna la regia del grande Visconti, ma mentre il lavoro procede, la villa diventa il palcoscenico di una profonda introspezione, un confronto tra il declino personale e quello di un’intera era.
Gli spazi confinati della villa, in cui il film si dipana, offrono una ricostruzione meticolosa degli anni Settanta. La fotografia di Giuseppe Riccobene, insieme alle scenografie di Walter Caprara e i costumi di Sabrina Beretta, restituisce un’atmosfera tangibile e ricca di dettagli che affascina lo spettatore. È un’immersione sensoriale, dove ogni oggetto e tessuto contribuisce a creare una dimensione quasi tattile di un’epoca rievocata con precisione.
La relazione tra Pietro e Ariane si snoda tra le righe di Proust e le inquadrature che si stringono intorno ai loro volti, scoprendo piano piano l’interiorità dei personaggi. La sceneggiatura diventa un mezzo per Base e Parillaud per riflettere sulla propria arte e esistenza, un’esplorazione delle ipocrisie e delle realtà del declino personale e professionale.
“À la Recherche” è un film che trascende il suo contesto storico, proponendo domande ancora rilevanti oggi, come il ruolo dell’arte in tempi di crisi. La pellicola non cerca soluzioni definitive ma invita a una riflessione nostalgica su un periodo storico di transizione, suggerendo un parallelo con gli anni che stiamo vivendo, altrettanto carichi di cambiamenti e incertezze.
Il risultato è un’opera che sfida il tempo, così come i suoi personaggi sfidano il loro destino, in un dialogo costante tra passato, presente e futuro, dove la ricerca del tempo perduto si traduce in un anelito di rinascita per il tempo che verrà.