Chiusi alcuni siti archeologici che potrebbero puntare allo sfruttamento dei flussi turistici di piccole località campane
È stato quasi un sold out a Napoli, tutto pieno. Non solo gli alberghi già da tempo hanno registrato il tutto esaurito, ma anche Bed & Breakfast, ristoranti e pizzerie, per non parlare delle lunghe code nei bar del centro storico per prendere un caffè, fino ai pellegrinaggi nei luoghi iconici dedicati a Diego Armando Maradona, in questa città lucidata a festa non solo nei quartieri spagnoli, per il campionato di calcio targato 2023 che sembra fugare ogni dubbio sul terzo scudetto della città.
Una Napoli in festa senza dubbio nonostante il meteo avverso che ha rovesciato tanti millimetri di pioggia proprio nel giorno di Pasqua, una Napoli soddisfatta senza dubbio per la presenza comunque ordinata di così tante persone e che ha portato un enorme indotto economico alla città.
Indotto senza dubbio importante che si è mosso su tanti livelli, dai bar ai ristoranti, dai negozi in via Toledo e via Chiaia, nelle zone adibite a mercatini strutturati, alle bancarelle di sciarpe e bandiere presenti in ogni angolo anche delle zone più periferiche. Indotto che si è propagato anche nei centri urbani limitrofi dove ancora qualche piccolo posticino per dormire era più facile trovarlo. Una polverizzazione di flussi non accentrati solamente nel capoluogo campano, ma che comunque si ripercuote sull’intero hinterland.
Il turismo artistico archeologico nella Campania non ha avuto lo stesso riscontro. Se il Palazzo Reale di Napoli ha visto lunghe file per l’acquisto dei biglietti, lo stesso non può dirsi per il Parco Archeologico del Pausilypon, chiuso per emergenza meteo. Molti i visitatori sulla discesa Coroglio costretti ad una risalita pedonale per tornare nel quartiere elegante di Posillipo con vista sul Vesuvio e sull’Isola di Capri.
Ma se l’emergenza meteo, improvvisa e per cause di sicurezza, ha chiuso questo sito storico peraltro difficile da raggiungere a causa della quasi totale assenza di segnalazioni turistiche, lo stesso non si può dire per alcuni altri teatri romani presenti nella regione.
A Sessa Aurunca, a nord di Napoli, il teatro romano ha tenuto i cancelli chiusi il venerdì, proprio nei giorni di passaggio, quello del maggior afflusso di visitatori nelle festività pasquali con un cartello che invece indica la possibilità di aperture straordinarie per gruppi organizzati.
Scendendo alla volta di Teano, il teatro romano, avvolto da totale incuria da anni, è invece totalmente chiuso dietro le cancellate verdi e solo la presenza del custode all’interno delle stesse, avverte il turista che il sito archeologico non risulta agibile da molto tempo, e questo si deduce anche dalla presenza di una fitta vegetazione che non permette di vedere neanche le colonne romane adagiate su un terreno nelle immediate vicinanze.
E’ da considerare che oggi colo che vivono, coloro che amministrano i beni presenti sono i custodi di una storia tramandata a noi, di cui tutti dobbiamo poter usufruire, tanto per l’estetica della bellezza, quanto per quelle immagini che la fantasia ci guida nella vita di millenni fa e che desideriamo riporcorrere nel migliore dei modi
Se Napoli, quindi, gode felice per il flusso turistico prevalentemente “spaghetti pizza e mandolino” non altrettanto si può dire purtroppo per quei luoghi più piccoli ma che hanno senza dubbio la fortuna non sfruttata di avere importanti. Un percorso turistico attraverso la Campania che invece potrebbe essere sfruttato diversamente e portare indotti commerciali e risorse economiche a livello locale anche solamente sfruttando i residui storici della civiltà Romana cosi come invece abbiamo rilevato che è accaduto al Teatro romano del Parco Archeologico di Benevento aperto nel giorno di Pasqua, ha registrato ingressi anche con un meteo avverso nella parte centrale della città.