#Cinema e Fiction #In evidenza sito #In evidenza spettacolo #Spettacolo

Addio a David Lynch. Nel 2017 a Roma: il Maestro del surrealismo ed il premio alla carriera

Roma Italy - 4 Nov 2017 - Auditorium Parco della Musica in Roma - Photocall with David Lynch

foto: Riccardo Piccioli

Era il 2 novembre 2017, e la Festa del Cinema di Roma si accendeva di un’atmosfera speciale. Tra i riflettori e il vociare degli spettatori, David Lynch faceva il suo ingresso trionfale, inconfondibile con quella capigliatura spettinata che sembrava uscita direttamente da un’opera surreale, un ciuffo biondo che ricordava un personaggio dei cartoni animati. Alto, la figura leggermente incurvata sulle spalle, avanzava con un’aria di placida consapevolezza. Quel giorno non era uno qualunque: era il giorno in cui gli sarebbe stato consegnato il premio alla carriera.

La serata fu solenne, un momento da ricordare, e fu Paolo Sorrentino a porgergli il riconoscimento, un tributo da parte del cinema italiano a un maestro del surrealismo e dell’immaginazione. David Lynch, il regista di capolavori come Twin Peaks, divenuto un fenomeno culturale e mediatico di portata globale, e The Elephant Man, un film che ha saputo toccare corde profonde e universali. Lynch non era solo un regista: era un artista poliedrico, capace di esplorare mondi visivi e narrativi con la stessa maestria con cui un pittore mescola i colori sulla tela.

Non possiamo dimenticare la sua capacità di oscillare tra il mistero e l’incubo, raccontando inquietanti casi irrisolti e al tempo stesso immergendosi nella vita reale con documentari di rara intensità, come quelli dedicati a cantanti britannici. E poi c’era quella sua vena creativa inesauribile, sempre pronta a tirare fuori progetti, film e idee, come se si trattasse di campionari di colori per un divano, ciascuno con una tonalità unica e irripetibile.

Ma David Lynch non era solo un uomo del cinema: era un pittore di talento, un visionario che ha dedicato la sua vita a tutto ciò che fosse visivo, sperimentale, audace. Con lui, ogni forma d’arte diventava un’estensione del suo modo di vedere il mondo, un tentativo di rendere tangibile l’invisibile.

Ciao David, artista di sogni e incubi, creatore di mondi impossibili e straordinariamente veri.