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Calato il sipario sulla Festa del cinema di Roma

Roma Italy - 26 Oct 2024 - Red Carpet MODÌ – THREE DAYS ON THE WING OF MADNESS - Festa del cinema 2024

foto: Riccardo Piccioli

La Festa del Cinema di Roma 2024: un palmarès stimolante ed una celebrazione dell’umanesimo cinematografico

La Festa del Cinema di Roma, conclusasi la scorsa domenica, ha dimostrato ancora una volta il suo valore nel panorama dei festival internazionali, offrendo un concorso variegato e ricco di opere significative. Questa edizione ha celebrato non solo la qualità artistica e narrativa del cinema, ma anche un ritorno emozionante a quella empatia con i luoghi e le atmosfere, che molti cineasti sembravano aver trascurato negli ultimi anni. Grazie a una selezione che ha toccato i temi dell’espressione umana e delle sfumature culturali, la Festa si è rivelata un laboratorio di sperimentazione e riflessione per i partecipanti e per il pubblico, attirando numerosi ospiti e ottenendo un grande successo in termini di affluenza e impatto culturale.

La rassegna romana ha messo in evidenza il ritorno alle atmosfere intime e suggestive, elemento spesso trascurato nel cinema d’autore o di genere di qualità. Registi e sceneggiatori hanno puntato a creare un legame profondo tra gli spettatori e i luoghi rappresentati sullo schermo, realizzando opere che evocano emozioni profonde attraverso la semplice evocazione visiva degli ambienti e dei paesaggi. Questa cura nella rappresentazione dei luoghi ha aggiunto al festival una dimensione quasi meditativa, dove il cinema non è solo racconto, ma anche esperienza sensoriale e immersione in una realtà poetica.

Dopo quasi trent’anni dal suo sottovalutato “Il Coraggioso” (1997), Johnny Depp torna dietro la macchina da presa con “Modì”, un progetto di lungo corso che ha portato sul grande schermo la complessa figura del pittore e scultore Amedeo Modigliani. Interpretato con talento da Riccardo Scamarcio, il film è una coproduzione britannica, italiana e ungherese, e si presenta come un’opera dal carattere surreale e visionario, ambientata nella Parigi della Belle Époque devastata dagli orrori della prima guerra mondiale.

In “Modì”, Scamarcio interpreta con intensa passione un artista turbolento e ribelle, seguendo la scia dell’esperienza avuta ne L’ombra di Caravaggio (2022) di Michele Placido. Qui il personaggio di Modigliani è dipinto come un’anima tormentata, un magma di creatività incandescente e incontrollabile. L’artista, che difende i poveri e si lascia facilmente attrarre dalle donne, vive una vita esuberante e sopra le righe, fino alla morte prematura a soli 35 anni. In una scena memorabile, Depp combina il surrealismo con elementi da grand guignol, creando un film che sembra sfuggire alle categorie tradizionali.

Johnny Depp porta sullo schermo una commistione di stili e registri visivi, dai toni cupi e malinconici alle influenze delle comiche mute, che all’epoca dominavano il cinema. Il film non è una ricostruzione storica convenzionale ma una rappresentazione onirica delle allucinazioni di Modigliani. Una sequenza notturna ambientata a Montmartre si distingue per la sua audacia visiva, lasciando il pubblico immerso in un sogno ad occhi aperti, un mondo parallelo che sfida le normali regole della narrazione cinematografica.

L’apertura del festival è stata affidata al film “Berlinguer. La grande ambizione” di Andrea Segre, un’intensa esplorazione della vita e della figura politica di Enrico Berlinguer, mentre la chiusura è stata dominata da “Modì” di Johnny Depp, in una sorta di dialogo simbolico tra l’arte e la politica. Con queste due opere, il festival ha voluto rendere omaggio a due figure emblematiche, seppur distanti per epoca e campo di attività, entrambe unite da una passione che le rende uniche nel loro genere.

Andrea Segre, con la sua sobrietà stilistica, riesce a portare sullo schermo un ritratto fedele di Berlinguer, politico carismatico e integerrimo, leader del più grande partito comunista dell’Occidente. Interpretato da Elio Germano, premiato per la sua straordinaria performance, Berlinguer emerge come un personaggio complesso e sfaccettato, capace di parlare al cuore degli italiani con un’umanità che oggi appare quasi incredibile.

Germano restituisce con autenticità il timbro vocale e la tensione emotiva di Berlinguer, un uomo minuto ma di grande determinazione. La sua performance è stata apprezzata dalla giuria e dal pubblico, nonostante qualche critica riguardante un’immagine forse troppo severa del politico. Tuttavia, Germano è stato in grado di far emergere la forza interiore di un uomo che ha guidato la sinistra italiana con passione e integrità.

Tra i film più apprezzati dal pubblico c’è “La gazza ladra” di Robert Guédiguian, una commedia dal tono leggero ma profonda, ambientata nella splendida luce estiva della Costa Azzurra. Guédiguian dipinge con delicatezza la realtà quotidiana e le sfide che persone comuni affrontano, tra difficoltà lavorative e desideri repressi. Attraverso i suoi attori preferiti, Ariane Ascaride e Jean-Pierre Darroussin, il regista francese crea un ritratto umano e ironico delle ambiguità della vita moderna.

Claudio Giovannesi ha presentato “Hey Joe”, un film toccante che esplora la storia di un ex soldato statunitense interpretato da James Franco, il quale torna a Napoli per scoprire il passato della donna che ha amato. La pellicola, co-sceneggiata da Maurizio Braucci e Massimo Gaudioso, si distingue per la delicatezza e l’umanità con cui racconta i temi della perdita, della famiglia e delle radici. Giovannesi riesce a rappresentare in modo intenso la complessità dei legami affettivi e culturali.

La giuria del concorso Progressive, presieduta dal regista argentino Pablo Trapero, ha selezionato opere capaci di catturare le atmosfere e le emozioni umane. Tra i premiati spicca il film cinese “Bound in heaven” di Xin Huo, un’esordiente che ha saputo mettere in scena una storia d’amore intensa e tormentata, con un’attenzione straordinaria ai dettagli visivi e ai sentimenti umani.

Il premio per il Gran Premio della Giuria è stato assegnato a “La nuit se traîne” del regista belga Michel Blanchard, un noir che esplora le difficoltà e le ingiustizie sociali. Ambientato in una notte senza fine, il film racconta la storia di un fabbro nero alle prese con un’inquietante serie di eventi. Blanchard riesce a catturare l’attenzione con un’opera che fonde denuncia sociale e dramma psicologico in una cornice noir impeccabile.

Morrisa Maltz, vincitrice del premio per la miglior regia, ha portato alla Festa del Cinema di Roma il suo “Jazzy”, un film che ritrae la vita di una ragazzina nativa oglala nel South Dakota. Il film offre uno sguardo autentico e coinvolgente su un’infanzia segnata dalle difficoltà, ma anche dalla bellezza delle piccole cose.