Una commedia francesce scritta da Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte, che avevano già scritto e diretto “Cena tra amici”, film noto noto in Italia con il remake di Francesca Archibugi “Il nome del figlio”, è stata presentata oggi alla Festa del Cinema di Roma.
Fabrice Luchini e Patrick Bruel nella parte di due amici di vecchia data che, a seguito di un colossale malinteso in cui entrambi sono convinti che l’altro sia in fin di vita, decidono di riprendersi tutto il tempo perduto e godersi i giorni che verranno.
Se “Cena tra amici” è una radiografia di una famiglia borghese parigina infagottata nelle sue contraddittorie certezze, sulla soglia dei quarant’anni, della nascita dei figli, in un periodo della vita in cui si rivolge ancora lo sguardo verso l’infanzia per regolare i conti con se stessi e comprendere che cosa si è diventati, in “Il meglio deve ancora venire” i personaggi sono maturati nel tempo, segno del passare del tempo. I personaggi contemplano l’altro lato con un misto di angoscia e di perplessità, mentre tutt’attorno le vite sono state attraversate da lutti.
Una commedia leggera ma che sicuramente rispecchia la progressione della vita, ne analizza il percorso del tratto più maturo con estrema chiarezza e semplicità.
Due personaggi contrapposti, due destini agli antipodi: il giovane ricco di famiglia al quale era stato promesso il paradiso e che ha passato la vita a organizzare la sua perdita con eleganza e il figlio di genitori poveri che ha salito i gradini della rivalsa sociale partendo in quarta, ma che è incapace di godere di qualsiasi cosa perché troppo angosciato all’idea di retrocedere a quello che era.
Una cicala e una formica, due facce della stessa medaglia, il cui segreto dell’amicizia risiede nella loro fondamentale differenza: ammirando ciascuno segretamente nell’altro il suo incomprensibile rapporto con la vita.
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