Occupato nel 1976 dal Movimento di Liberazione della Donna, Palazzo Nardini, meglio conosciuto come il “Governo Vecchio”, è stato un luogo simbolico per il femminismo italiano. Situato nel cuore di Roma, questo palazzo è stato il primo spazio autogestito esclusivamente da donne, per le donne, rappresentando una vera e propria rottura con il passato patriarcale. In quel contesto, si sono sviluppate le prime rivendicazioni di autonomia e libertà che hanno trasformato radicalmente il panorama sociale e culturale del paese. Il “Governo Vecchio” non era solo un luogo fisico, ma un simbolo potente di resistenza e lotta collettiva, dove le donne potevano finalmente discutere, organizzarsi e agire senza interferenze esterne.
Cinque giovani registe, attraverso il documentario Le cose in frantumi luccicano, esplorano la storia di Palazzo Nardini, collegando il passato con il presente attraverso un dialogo tra archivi e testimonianze dirette. La presentazione alla Festa del Cinema di Roma, alla presenza delle registe, fuori dal comune per il tema trattato, per la sua collocazione temporale, da ieri ad oggi. Una presa di coscienza indispensabile in questo periodo quando appare tutto automatico, tutto scontato, ma invece tutto è passato ed analizzato attraverso cinque temi principali – consapevolezza, comunità, corpo, trasformazione, amore e rabbia – in cui le cineaste ricostruiscono l’impatto che quell’esperienza ha avuto sul movimento femminista di ieri e di oggi. Questi temi fungono da fili conduttori che intrecciano passato e presente, rivelando come la lotta femminista continui a evolversi nelle case delle donne di oggi, seppur con modalità diverse e soprattutto con linguaggi ed azioni diversi.
Cos’è una casa delle donne? Il documentario cerca di rispondere a questa domanda, puntando le telecamere non solo su Palazzo Nardini, ma anche sulle nuove realtà transfemministe che animano la capitale. Gli spazi occupati nel 1976 hanno permesso a generazioni di donne di confrontarsi e di rivendicare diritti fondamentali, che oggi vengono dati per scontati ma che sono il frutto di decenni di lotte. Senza quegli spazi, sarebbe stato impossibile ottenere conquiste cruciali, come la libertà sul corpo e la consapevolezza dei propri diritti.