E’ un lunedì mattina, si lavora in sala stampa mentre nella venue e nei corridoi dell’Auditorium scorrono scolaresche in gita per vedere i film scelti dagli istituti scolastici. Bambini e ragazzi di tutte le età passano tra gli stand commerciali ancora addormentati, con i rumori degli aspirapolveri che ripuliscono le moquette consumate della sera prima.
Rumori e schiamazzi di bambini in fila indiana, raggruppati in gruppi con cappellini monocolore per istituto scolastico con i maestri o professori con gli occhi sgranati che fanno la conta ogni 10 minuti per non perdere nessuno.
Tra di essi un gruppo di studenti più grandicelli, sui 12 o 15 anni, i gruppetti più ‘scafati’ come si dice a Roma. Tra di essi colui che cerca di emergere con una battuta a voce alta: “‘na botta de benzina e brucerei tutto qui”, una frase che esce come un lampo, la battuta dello spiritoso di turno, su cui ci piacerebbe sapere quale tipo di ragionamento, semmai sia stato fatto, per affermare una cosa del genere per lo più in una giornata di gita, fuori dalla classe, in una giornata risparmiata dalla pioggia.
Nella piazzetta davanti al bar un uomo si avvicina, paricolarmente sensibile alla frase ascoltata, difficile non sentirla. “A Regazzì, sai quanto costa ‘sta baracca?” con lo stesso accento e potenza romana di “A regazzì mo te lo buco ‘sto pallone!”. L’uomo sui 35/40 anni inizia a sciorinare una serie di dati approssimativi, sul numero delle produzioni presenti, sul numero delle persone e maestranze che lavorano in questi giorni di festival in auditorium, allestimenti, maxischermi inframmezzati da “seh, vabbè” o frasi c olorite che possiamo riassumere in “chi se ne importa” fino ad arrivare al punto che se Roma non avesse avuto questo auditorium, probabilmente in inverno il ragazzo o i suoi compagni attorno a lui non avrebbe potuto vedere e sentire i concerti di musica.
Finito l’elenco l’uomo si allontana visibilmente contrariato, senza aspettare una risposta dal ragazzo che nel frattempo elargisce sbuffi con gli occhi bassi, forse rendendosi un minimo conto che alla fine era una battuta più per fare la persona simpatica con qualche ragazzetta della sua classe senza un peso effettivo di quanto detto.
Le domande che dovrebbero sorgere sono piuttosto molteplici. In un giorno di gita, in un posto dove alla fine si va al cinema, cosa non ha effettivamente attratto questo ragazzo? Il titolo di un film sconosciuto? Un luogo che comunque in questo periodo dell’anno è un fulcro di cultura? Un ambiente che si allontana da una confort zone scolastica conosciuta e ‘cavalcata’ in questo inizio di adolescenza?
Perché l’attenzione sembra non esserci stata, una scintilla di entusiasmo, una verve quantomeno accennata. Nulla di tutto questo. Eppure un tappeto rosso dove giornalmente ci passano attori, cantanti, scrittori, politici, sicuramente begli uomini e belle donne, magari putrebbe coprire gran parte delle aspettative di tutte le età.
Abbiamo assistito un po’ esterrefatti a questo singolo episodio, speriamo isolato in un gruppo di giovani comunque per la maggior parte festosi, nella speranza che la cultura, qualsiasi essa sia, possa essere stimolante per le nuove generazioni non solo in auditorium, nella festa del cinema, ma in ogni posto in cui l’arte possa trasmettere emozioni.