Un intenso dramma biografico è l’elemento caratterizzante della terza giornata del Festival internazionale del cinema di Roma. Una soria di resistenza fisica, dramma nel dramma, e di eroismo personale è la storia che deriva da quel 15 aprile 2013, una storia vissuta in prima persona proprio da Jeff Bauman colpevole di essere presente in una mattina di sport e divertimento a Boston durante l’annuale maratona, di essere proprio in quel momento nel punto in cui una bomba scoppiò tra il pubblico. Una pagina nera, per lo sport, che è andata oltre i confini di Bostom, oltre ai confini del nord america, ma che ha scosso l’intero pianeta.
E Jeff, a quattro anni di distanza dall’evento nefasto oggi è e Roma al festival del cinema proprio accanto a colui che lo interpreta nel film di David Gordon Green che racconta la sua storia.
“E’ una storia così tragica, e non me l’aspettavo. Jeff lo conoscevo solo da quella famosa foto che gli fu scattata all’epoca. Si tratta di una storia di resistenza, di lotta, sulla possibilità di farcela” così il trentottenne attore di Los Angeles introduce il film stronger, e prosegue: “Mi sono sentito intimidito da lui, ha una qualità interiore enorme, una luce straordinaria. La prima volta ci siamo visti in un ristorante italiano nel nord di Boston, è un po’ come se si chiudesse il cerchio venire qui a presentare il film a Roma. Pensavo di non avere la sua forza, poi gli ho stretto la mano e mi sono trovato davanti l’essere umano più gentile e tenero che si possa immaginare e a quel punto ho pensato: sì, ce la posso fare. Mi insegna tantissimo Jeff, in ogni cosa che fa”.
Eppure Jeff Bauman, a ridosso della tragedia rifiutava interviste e legami con il mondo delle informazioni. “In quel momento per me era veramente troppo presto, non ero pronto per fare nulla che non fosse cercare di fare di tutto per tornare a camminare di nuovo – spiega oggi Bauman a Roma – Poi però mano mano che miglioravo ho cominciato ad aprirmi un po’ e a raccontarmi ai media; ho fatto un’intervista con due giovani reporter che avevano la mia età del New York Times e uno di loro ha vinto il Pulitzer per le sue foto. Migliorando sono riuscito a scrivere il libro e poi quando ho saputo che Jake mi avrebbe interpretato ho detto, certo facciamolo”.
Jake Gyllenhaal, attore con candidature all’oscar, e due golden globe, ha accettato la sfida, calandosi a tutto tondo nel personaggio di Jeff analizzazndo assieme a lui stati d’animo, fragilità, forza, perseveranza, accettando un copione difficile ed una interpretazione ancor più ardua per questo film. Impossibile non chiedere a Gyllenhaal che valore abbia, per lui, raccontare questa storia in questo preciso momento storico. «Per l’America è un momento confuso e complicato. Le storie di resistenza oggi sono fondamentali. Si tratta di un cammino verso la speranza, verso la conquista di ciò che ci rende umani, perché francamente non penso che si possa arrivare a costruire l’anima umana senza fare i conti con tutto il caos che c’è intorno. Jeff l’ha fatto, e io nel film».
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