Presentato oggi alla stampa l’ultimo lavoro di Fausto Brizzi, una commedia divertente dal vago sapore ‘cinepanettone’, non tanto per la presenza di Christian De Sica nel cast, ma soprattutto per la struttura che fa e farà di questo lavoro un classico della commedia all’italiana che include anche elementi di thriller e tanta satira.
Il magnate russo Ivanov sogna una réunion a San Pietroburgo del suo complesso musicale italiano preferito, i Popcorn, composto da Christian De Sica, Massimo Ghini, Paolo Rossi, Angela Finocchiaro, gruppo molto famoso negli anni ’80. Il manager della band, Franco interpretato da Diego Abatantuono viene contattato da Olga (Natasha Stefanenko), donna di fiducia di Ivanov.
I quattro membri della band rifiutano l’offerta per inseguire sogni e obiettivi più appetibili. Ma evidentemente è scritto che la réunion si faccia perché i suddetti “sogni e obiettivi”, come in un beffardo gioco del destino, vengono tutti improvvisamente meno inducendo i vecchi compagni ad accettare la bizzarra proposta.
Tra prove costumi, sound check e liti i quattro scoprono con stupore di dover fungere da cavallo di troia per una colossale rapina ai danni di Ivanov progettata da Olga. Una commedia che ha tutte le caratteristiche per poter puntare ad un boxoffice positivo, soprattutto per la presenza di attori di rilievo nel genere.
“Certo ci siamo ispirati a reunion come quelle dei Pooh e avevamo in mente anche quella dei Ricchi e Poveri che non potevamo immaginare ci sarebbe stata davvero” spiega Fausto Brizzi. “Volevo comunque fare un film comico con scene d’azione alla 007 che sono quelle che mi diverte più girare”. Per De Sica questo è uno dei pochi film in cui si ride davvero: “Lo dico – spiega – perché ho visto Tolo Tolo di Zalone che è sicuramente un bel film, ma in cui si ride poco. Vale lo stesso per Odio l’estate di Aldo, Giovanni e Giacomo che è un lavoro molto melò”. “In Russia – ci tiene a dire la Stefanenko – la musica italiana degli anni Ottanta è ancora strafamosa. Parlo di personaggi come Pupo, Toto Cutugno e Al Bano e Romina. Sarà perché abbiamo iniziato a seguire Sanremo negli anni Ottanta. Non capivamo le parole, ma le cantavamo. Non erano canzoni pesanti come quelle russe piene di patriottismo e malinconia”.