Un viaggio difficile, eticamente doloroso e artisticamente estenuante. Luca Marinelli si è confrontato con un personaggio scomodo, un uomo che ha segnato uno dei periodi più oscuri della storia italiana. Nella serie M, Il figlio del secolo, tratta dall’acclamato romanzo di Antonio Scurati, Marinelli veste i panni di Benito Mussolini, raccontando l’ascesa del Duce attraverso uno sguardo crudo e senza sconti. Diretta da Joe Wright e composta da otto puntate, la serie approderà su Sky e Now dal 10 gennaio, promettendo di scuotere le coscienze.
Marinelli non nasconde quanto sia stato difficile avvicinarsi a Mussolini. L’attore racconta di aver vissuto questa esperienza come un peso interiore, un esercizio etico che lo ha segnato profondamente. Avrebbe preferito non doverlo fare, non avvicinarsi a quella figura storica ingombrante, ma il ruolo lo ha costretto a farlo. Per Marinelli, questa è stata una delle prove più dure della sua carriera, proprio per il carico morale che ha dovuto sopportare.
Durante il processo di immedesimazione, Marinelli ha avuto l’impressione che Mussolini non fosse mai stato sincero, nemmeno nei momenti più intimi. Ogni gesto, ogni parola, sembrava parte di una rappresentazione teatrale senza fine. Persino all’interno delle mura domestiche, il Duce sembrava indossare una maschera, incapace di abbandonare quel ruolo che si era cucito addosso. Una finzione perpetua che, per l’attore, è risultata quasi scioccante: un uomo che non riusciva ad essere autentico nemmeno con se stesso.
Analizzando i tre pilastri propagandistici del fascismo, Marinelli non può fare a meno di percepirli come enormi menzogne. La relazione di Mussolini con Dio, ad esempio, appare come una provocazione continua, uno sberleffo alla divinità piuttosto che una vera fede. Anche la famiglia è un concetto svuotato di sincerità: troppe amanti, troppi figli non riconosciuti. E la Patria? Ai suoi occhi, Mussolini sembra averla considerata solo uno strumento, un mezzo per raggiungere il potere assoluto, il suo vero obiettivo. Per Marinelli, questi tre concetti sono stati manipolati dalla politica di allora, ma lo stesso schema sembra ripetersi anche oggi.
Il pensiero corre inevitabilmente a Giacomo Matteotti, una figura che per Marinelli rappresenta un simbolo eroico di resistenza politica. Ammira il coraggio di un uomo che aveva già la percezione del pericolo di una dittatura incombente, sacrificando la propria vita per combatterla. Per l’attore, il ricordo di Matteotti dovrebbe occupare uno spazio più ampio nella memoria collettiva, soprattutto in un’epoca in cui certi valori rischiano di essere dimenticati.
Non è stato solo un viaggio professionale ed etico, ma anche personale. La nonna di Luca Marinelli era inizialmente contraria all’idea che il nipote interpretasse Mussolini. Questo peso si è fatto sentire durante le riprese, ma alla fine, una proiezione privata a Cinecittà ha sciolto ogni dubbio. La nonna ha visto la serie e ha approvato il lavoro del nipote con parole che hanno avuto un peso enorme per lui: “Hai fatto bene”.
Marinelli non nasconde l’orgoglio per le sue radici familiari antifasciste. È cresciuto in un ambiente che gli ha trasmesso valori solidi, etici e morali, che lo hanno guidato anche nella preparazione di questo ruolo. Sentire quel senso di responsabilità, di fedeltà alla memoria storica, è stato fondamentale per affrontare un personaggio così complesso e controverso.
Dal 10 gennaio, il pubblico potrà immergersi in questa esperienza su Sky e Now, lasciandosi guidare dalla straordinaria performance di uno degli attori più talentuosi della sua generazione.