“Io, Ennio Morricone sono morto” con queste parole il mondo ha capito che il grande genio del maestro delle grandi colonne sonore non era più tra noi.
Parole scritte di suo pugno, parole che nella loro delicatezza dei ringraziamenti delle persone a lui care sono in realtà un pugno emozionale, un necrologio scritto dal Maestro e diffuso dall’avvocato Giorgio Assumma, suo legale ed amico di famiglia, che ha seguito da sempre nel suo studio in Prati tutti i progetti ed i contratti discografici di quasi tutti gli autori italiani.
Una vita nella musica quella di Morricone dove il suo estro delle sue idee, trasformato in note, hanno dato vita ai capolavori che tutti conosciamo accompagnando i film del grande cinema italiano, quello degli oscar, rafforzandone il prestigio come il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha affermato alla notizia della sua scomparsa.
Non solo colonne sonore per la verità. Ennio Morricone, allora giovane direttore d’orchestra quasi trentenne, è stato anche un arrangiatore, per la famosa etichetta RCA, racconta Francesco Micocci, figlio di Vincenzo: tanti i successi nella musica leggera italiana degli anni 60 e 70, motivi che sono rimasti impressi nelle nostre teste, che hanno rappresentato un’Italia spensierata, da Rita Pavone (La partita di Pallone, Pel di Carota) a Gianni Morandi (C’era un ragazzo che come me, In ginocchio da te) passando per Jimmy Fontana (Il Mondo), Gino Paoli (Sapore di Sale), Edoardo Vianello (Abbronzatissima, Pinne fucile ed occhiali), Luigi Tenco (Quello che conta), Gianni Meccia (Il Barattolo), Miranda Martino (Voce ‘E Notte) fino ai successi internazionali di Joan Baez (Here’s to you dedicata a Sacco e Vanzetti) ma soprattutto Mina (se telefonando), con il testo di Maurizio Costanzo, altro grande amico dell’avvocato Assumma.
Una carriera iniziata dal Conservatorio di Santa Cecilia, fino ad arrivare nel 2007 all’Oscar onorario e nel 2016 a conquistare la statuetta più prestigiosa per il film ‘The Hateful Eight’ di Tarantino. Nel mezzo tante colonne sonore, debuttando con il fil di Luciano Salce “Il Federale” ai film di Sergio Leone ed a “Nuovo Cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore – affettuosamente chiamato Peppuccio e salutato anche nel necrologio del Maestro.
“Non voglio disturbare” le sue parole per i suoi funerali per questo tenuti in forma privata prima di essere tumulato nel cimitero di Roma, rispecchiano il suo carattere sempre riservato timido ed introverso, ma estremamente deciso.
Una quantità incredibile di emozioni che hanno attraversato trasversalmente intere generazioni nei suoi 91 anni di vita, terminata a seguito di complicanze post operatorie al Campus Biomedico di Roma. Un addio negato per sua volontà, ma che siamo certo che Roma, L’Italia ed il Mondo intero saprà rendere omaggio fattivamente al gigante della musica italiana.