Mani Nude di Paola Barbato, adattato da Mauro Mancini che ne firma la regia, è stato paragonato a Fight Club, ma questo confronto è riduttivo. Presentato alla Festa del Cinema di Roma, il film segue la storia di Davide, interpretato dall’eccezionale Francesco Gheghi, un adolescente rapito e costretto a partecipare a combattimenti clandestini.
Il processo di disumanizzazione del protagonista è al centro della trama, con un rapporto ambiguo con il carceriere Minuto, interpretato da Alessandro Gassmann. L’adattamento si distanzia dal romanzo in alcuni aspetti, perdendo un po’ della sua intensità emotiva, ma riesce comunque a mantenere un impatto grazie alle scelte crude e dirette nella narrazione. Le modifiche, soprattutto nel finale, propongono una visione originale che funziona a tratti, senza tuttavia tradire completamente l’essenza della storia.
Una delle qualità più apprezzabili del film è la capacità di far emergere le sfumature emotive attraverso le interpretazioni, specialmente quella di Gheghi, che veicola con maestria il disagio del protagonista, e la complessità del legame con Gassmann, che arricchisce la trama con una tensione latente e una delicatezza sorprendente.
Tuttavia, il film non riesce sempre a mantenere la potenza narrativa del romanzo, soprattutto nella seconda metà, dove alcune scelte rischiano di diluire la drammaticità della storia. Nonostante questo, Mani Nude riesce a offrire un’esperienza cinematografica coinvolgente, sebbene diversa dall’opera originale.