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Visto per voi – Quando Gael García Bernal e Diego Luna tornano sul ring: la sfida di “Máquina”

Roma Italy - 20 Oct 2024 - Photocell - GAEL GARCIA BENAL - Festa del cinema 2024

Quando due pesi massimi del cinema latino-americano come Gael García Bernal e Diego Luna si riuniscono, le aspettative sono alte. La loro chimica innegabile – affinata da anni di amicizia e collaborazioni, dai tempi di Y Tu Mamá También e Rudo y Cursi – è il punto forte di Máquina: il pugile. La serie è stata presentata ieri alla diciannovesima edizione della Festa del Cinema di Roma ed è la prima originale in lingua spagnola di Hulu, disponibile su Disney+ dal 9 ottobre con tutti e sei gli episodi.

La storia segue il percorso tormentato di Esteban ‘La Máquina’ Osuna (interpretato da Gael García Bernal), un pugile in declino che affronta quello che potrebbe essere il suo ultimo incontro. Quando la sua carriera arriva a un punto morto, dopo una bruciante sconfitta, il suo manager e amico d’infanzia Andy Lujan (Diego Luna), fa di tutto per riportarlo sulla vetta. Ma il vero nemico non è l’avversario sul ring: una pericolosa organizzazione criminale opera nell’ombra, e così l’ultima occasione di riscatto per Esteban diventa una lotta per la sopravvivenza. La domanda non è solo se vincerà il match, ma se ne uscirà vivo.

Nella prima puntata, al coach di Esteban (Jorge Perugorría, notevole nel ruolo del saggio ed eccentrico Sixto) sono affidate poche, ma fondamentali battute prima di un incontro determinante: “Questo non è un match, è uno spettacolo teatrale. Ogni pugile, volente o nolente, porta con sé una storia e interpreta un ruolo”. Ecco la chiave di lettura della Máquina, ecco quello a cui assisteremo sui nostri schermi. Mentre il pugile combatte con la sua salute, la dipendenza e i traumi del passato, si trova sospeso tra realtà e illusione. Non solo il mondo della boxe, ma la vita stessa di Esteban sembra una rappresentazione teatrale, con una regia invisibile che la dirige.

È perseguitato da allucinazioni, guidato dalle voci dei ricordi e da una paranoia crescente. Cosa è reale e cosa è immaginato diventa una domanda costante, per Esteban, ma anche per noi spettatori. È una prospettiva interessante con cui gioca il regista Gabriel Ripstein (noto per Narcos), dando alla serie una sfumatura psicologica. L’idea è buona, ma non priva di difetti.

Al suo meglio, La Máquina è un avvincente thriller criminale, e la dinamica tra Bernal e Luna, quando sono insieme sullo schermo, è un pugno che ti manda al tappeto. I due attori incarnano la complessità e le sfide di Esteban e Andy, due uomini legati da una profonda amicizia che viene messa alla prova dalle circostanze avverse. La tensione tra la volontà di trionfare e le ombre che si addensano sulla loro strada offre momenti di grande intensità, rendendo la serie un’esperienza coinvolgente.

La serie inciampa nel ritmo. Se i primi episodi preparano il terreno per un dramma teso e ricco di colpi di scena, gli elementi ridondanti e il mancato sviluppo di alcune storylines indeboliscono la trama. Ad esempio, troppo spazio è dedicato alla bizzarra e inappropriata relazione di Andy con sua madre, una situazione che appare divertente, ma poco significativa e che sottrae spazio ad altre dinamiche cruciali della storia.

Un’altra pecca è il trattamento riservato al personaggio di Irasema (Eiza González), ex moglie di Esteban e giornalista che indaga sulla corruzione nel circuito della boxe. Il personaggio promette bene, con una storia che potrebbe aggiungere una dimensione investigativa e critica alla serie, ma non raggiunge la profondità o l’attenzione che meriterebbe. Alla fine, Irasema rimane confinata alla superficie dello stereotipo di donna bella e determinata, senza riuscire a incidere davvero nel racconto.

Però, nonostante le sue imperfezioni, Máquina porta a segno parecchi colpi. La serie riesce a costruire una tensione palpabile, giocando con i temi della lotta, del fallimento e della redenzione. Non è una vittoria schiacciante, ma sicuramente un incontro che vale la pena vedere. La regia di Ripstein cerca di esplorare i limiti tra il reale e l’immaginario, offrendo agli spettatori un’esperienza che va oltre il semplice dramma sportivo, trasformandola in una riflessione più profonda sulla natura della lotta, sia sul ring che nella vita quotidiana.

Con La Máquina, Gael García Bernal e Diego Luna confermano ancora una volta di essere una coppia artistica capace di dare vita a storie ricche di emozione e complessità. Forse al di sotto delle aspettative nei contenuti per questo grande attore messicano, attivista nella vita nel promuovere la democrazia ed i diritti umani, un film con meno messaggi sociali a cui eravamo abituati e che forse avremmo voluto vedere.