La data romana dei Toys Orchestra del 24 Luglio scorso a Villa Ada è stata, sull’afa e sugli eventi proposti in città, come un ventilatore a tre di velocità: rinfrescante e necessaria.
I Toys Orchestra si confermano una delle realtà musicali di veri Indie – prima che la definizione diventasse preda di facili etichette e spritz delle 18:00 – capaci di coniugare musica, show e soprattutto brani fatti bene, tra rock, pop, dub, britpop, alternative e canzone d’autore.
Su Villa Ada non sale la nebbia delle macchine sparafumo, ma la polvere prende il sopravvento e taglia il nastro per dare il via a un concerto bello e senza fronzoli. Loro suonano e lo sanno fare, creando una vicinanza con il pubblico amichevole e quasi fraterna.
La scaletta è stata come un proiettile a salve: capace di inchiodare i concerti “concorrenti”, così costosi e tanto caldeggiati dalle grandi firme, dati in pasto alla massa aspiratutto. L’ingresso è stato gratuito e anche questo ha contribuito a creare una vicinanza maggiore con gli ascoltatori curiosi dell’ultimo minuto che si sono mescolati ai fan felici e trepidanti.
Partiti con Hallelujah – singolo estratto dall’ultimo lavoro del 2024 ‘Midnight Again’ – per passare subito a Welcome to Babylon e Goodbye day; il tiro è stato incredibile e il suono compatto, creato e tenuto accelerato per oltre 20 anni di carriera. Life Starts Tomorrow, Miss U e il concerto passa senza fatica e tra la gente che canta. Alcuni componenti della band si scambiano gli strumenti, occupando postazioni diverse. Un movimento nel movimento che il suono unisce e tiene fisso come un muro il suo chiodo. Look in your eyes ha chiuso il live prima del bis.
A congedare dalla serata l’orchestra di Vincenzo Moretto – frontman, autore e ideatore del progetto ‘A Toys Orchestra‘ – sono stati i brani storici della band, come Minight (R)evolution, Celentano, Summer e Lub Dub, confermando l’idea che in Italia ci siano (ancora) prodotti belli e culturalmente rassicuranti, sebbene la scoperta di essi sia rimessa alla corte della curiosità e della ricerca umana.
Un concerto che, come un gioco d’estate, ha fatto brillare occhi e dissetato menti, come solo un ghiacciolo in un deserto di carta.
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