Due Leaders, due leggende viventi. Questo il prologo del concerto all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Da un lato Steve Gadd, forse uno dei batteristi che più ha influenzato il drumming degli ultimi quarant’anni, collaborando con tutti i più grandi artisti mondiali, dall’altro Armando “Chick” Corea pianista e tastierista che ha impresso indelebilmente il proprio nome sulla stagione del jazz rock anni Settanta continuando poi a dominare la scena internazionale anche col suo ritorno alla musica acustica.
La Chick Corea & Steve Gadd Band, il concerto di apertura del Roma Jazz Festival 2017, è un sestetto in cui convivono sonorità acustiche ed elettriche, influssi jazz, sapori latini, strizzate d’occhio alla fusion d’annata. Un insieme di musicisti di grande valenza: Chick Corea alle tastiere, Steve Gadd alla batteria, Lionel Loueke alla chitarra, Carlitos Del Puerto al basso, Luisito Quintero alle percussioni e Steve Wilson al sax ed al flauto.
Una band davvero ben amalgamata sullo stage che anche le improvvisazioni dei singoli stumentisti non lasciano spazio a sbavature o sonorità d’insieme al di fuori del contesti jazzistico. Ottima la performance dunque, di altissima qualità che ribadisce una volta per tutte che il jazz non solo è vivo, ma è ancora in grado di risvegliare le coscienze musicali delle nuove generazioni.
Sette brani per più di due ore di concerto tra capolavori indiscussi come Spain, dall’album Light As A Feather, Return To Forever, dall’omonimo album e gruppo e Chick’s Chums, dal nuovo album Chinese Butterfly.
Una nota particolare per il pubblico assolutamente numeroso ed entusiasta fin dalla prima nota, con una partecipazione nei brani, tenendo il ritmo ed un lunghissimo applauso finale. Calore ricambiato da tutta la band al punto che, poco prima dell’esecuzione di Chick’s Chums, la regia ha spento completamente le luci in sala e Chick Corea prontamente ha bloccato il tutto dicendo: “Perché spegnere le luci in sala? Abbiamo bisogno di vedervi, se riusciamo a vedervi ci sarà una buona intesa tra di noi”, proprio a rivelare la profonda connessione tra musicista e pubblico in un binomio nel quale entrambi si concedono l’un l’altro.