Dal collegio al carcere, le coercizioni subite. Il sesso, la musica, le donne…
Sei anni fa moriva il maestro Franco Califano, il viveur della Roma del boom sugli strascichi della Dolce vita, il conquistatore di una parte del mondo femminile, l’autore e l’interprete di molti brani rimasti nella memoria collettiva dei romani e d’Italia.
Nasce in Libia nel 1938 – quando il Paese è da poco divenuto colonia italiana sotto il regime mussoliniano – da mamma Jolanda che lo partorirà, in volo, nei cieli di Sirte e papà Salvatore, militare dell’Esercito italiano in Africa settentrionale, che, di lì a pochi anni, morirà prematuramente e al quale l’artista dedicherà il brano ‘Ok papà’. La famiglia tornerà presto nella madrepatria e il figlio Franco verrà mandato in collegio ove trascorrerà tutta l’infanzia, come ricorderà anche nel passaggio “La mia infanzia la buttai / nei collegi dove andai” della sua celebre canzone ‘Buio e luna piena’ contenuta nell’omonimo album del 1982.
Dopo un breve periodo vissuto a Milano, Califano si stabilizzerà a Roma, ove, ancora giovanissimo, inizierà la vita del conquistatore sfacciato, attraversato da una breve pausa matrimoniale in cui il convolerà a nozze con Rita Di Tommaso che gli darà una figlia, Silvia. Il matrimonio durerà solo poche settimane e il ‘re di cuori’ tornerà presto sulla “piazza delle conquiste seriali”.
Arriveranno però, presto, i problemi con la Giustizia, che, nel 1970, gli contesterà il reato di ‘possesso di stupefacenti’, traducendolo prima in carcere e poi ai domiciliari, ove l’artista, tuttavia, continuerà a comporre. Da questa vicenda nascerà, infatti, l’album “Impronte digitali”, scritto in cella.
Nel 1983 tornerà in carcere nuovamente, stavolta con l’accusa non solo di ‘traffico di stupefacenti’, ma anche con quella di ‘porto abusivo d’armi’, nell’incresciosa vicenda giudiziaria che vedrà implicato anche il noto conduttore televisivo Enzo Tortora, in un episodio di malagiustizia. In ambo i processi Califano verrà assolto perché “il fatto non sussiste”, ma nessun risarcimento sarà mai versato all’artista per le ingiuste pene subite.
Nel 1988 uscirà ‘Io (per le strade di quartiere)’, brano scritto insieme a Toto Cutugno con cui Califano parteciperà al Festival di Sanremo, piazzandosi tredicesimo e di cui colpirà la prima strofa “Io, che andavo per le strade di quartiere / Io, con un penale tutto da pulire / Io, che non la davo vinta neanche morto / Io, che mi hanno sempre tolto il passaporto…”, contenuto nell’album “Io” per l’etichetta Ricordi.
A Sanremo tornerà altre due volte: la seconda nel 1994 con Napoli (di Califano, Laurenti e Gaudino), con cui arriverà ventesimo e l’ultima – nel 2005 – con Non escludo il ritorno, scritta a quattro mani con Federico Zampaglione dei Tiromancino, brano che non arriverà in finale.
Una volta uscito anche dal secondo errore giudiziario, il Califfo chiederà sostegno all’allora leader dei Socialisti, Bettino Craxi, che gli costerà l’etichetta di “uomo vicino alla destra” per tutta la vita sebbene di sé pare affermasse «Sono un liberale anticomunista».
Nel 1973 la sua canzone Minuetto – portata a uno straordinario successo dalla cantante Mia Martini – affonderà le radici nella Storia della Musica italiana, consacrando ‘il Maestro’ – come amavano chiamarlo i suoi fan – nel regno dei testi indimenticabili.
Nel 1976 il suo disco ‘Tutto il resto è noia’ venderà oltre un milione di copie, restando in testa alle classifiche per ben sette settimane.
La fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80 lo vedranno anche sui set cinematografici di Gardenia – Il giustiziere della mala (1979) e Due strani papà (1983), insieme a Pippo Franco.
Il 1981 sarà l’anno di un altro must: ‘La mia libertà’, brano di punta dell’omonimo album che confermerà uno stile di vita ormai ben radicato nel Califfo della vita notturna, senza legami sentimentali troppo vincolanti e sempre in coppia solo con la sua amata musica.
Nel 2000, torna sulla scena con la pubblicazione, stavolta, di un libro: “Il cuore nel sesso”, edito da Castelvecchi, la cui introduzione, a cura dell’autore stesso, inizia così: «Sapete perché ho scritto un libro sul sesso? Perché me l’hanno chiesto. E hanno fatto bene! […]». In questo vero e proprio “trattato sulla conquista”, Califano riporterà molte delle personali intime esperienze che hanno contribuito a renderlo il “maestro” non solo in campo musicale, ma anche su un territorio di competenza di sessuologi ed esperti ‘teorici’ della materia.
Nel 2006 uscirà un nuovo libro: ‘Calisutra’, una sorta di rivisitazione del Kamasutra giocando con le parole del proprio nome nel titolo e trattando argomenti a vario titolo sul sesso, visto e vissuto da “uno pratico”. Questi, naturalmente, solo per citarne alcuni.
Negli anni dopo il 2000 deciderà di “tornare” al pubblico, scegliendo la Tv e qualche Reality, ma la frattura di alcune vertebre lo costringerà a un lungo periodo di “riposo”, lontano dalle scene che riprenderà a cavalcare nel 2012 con live e comparsate televisive.
Il suo ultimo grande concerto sarà il 18 marzo 2013 al Teatro Sistina di Roma e, come quasi a tenere fede alla sua celebre frase “Sarò vecchio solo cinque minuti prima di morire”, il maestro si spegnerà nella sua casa di Acilia, alla periferia di Roma verso il mare, una manciata di giorni dopo, il 30 marzo. Nella Sala della Protomoteca in Campidoglio, sarà salutato da tutti i romani (e non solo), il giorno seguente. Le esequie saranno tenute il primo giorno di aprile nella Basilica di Santa Maria in Montesanto, conosciuta come Chiesa degli Artisti, in Piazza del Popolo a Roma, sotto pioggia e grandine incessanti, tra striscioni con frasi delle sue canzoni, cori gentili con qualche ritornello e bus che, per la giornata, sostituiranno il numero e il capolinea sul display con la scritta “Ciao Califfo”.
Ironia della sorte, il parroco officiante si chiamerà “Don Giovanni”…
Il maestro riposa nel cimitero di Ardea (Roma); sul suo epitaffio la scritta “Non escludo il ritorno”.
Ci sarebbe da dire ancora molto e molto altro su Franco Califano, ma – per ora – ci fermiamo qui, certi di scrivere ancora tanto sulla figura del maestro.