No, non ci sono solo cantautori con la chitarra in mano che raccontano emozioni o storie. Una serata assolutamente anticonformista in una ambientazione quasi circense in cui il cantautore si trasforma in cantastorie, quasi un giullare, ma i cui testi sono assolutamente profondi. Un cantautore al di sopra delle righe, un cantautore maturo nonostante la giovane età, un cantautore che trasforma il palco in un teatro, in un circo in cui prevalgono i contenuti su una scenografia al di fuori di tutti i canoni. Una band di polistrumentisti che sa alternarsi. Il batterista diventa violoncellista, colui che suona il trombone passa alla batteria, quattro musicisti per venticinque strumenti da suonare. Sembra poco? Sul palco, oltre a Renzo, al suo pianoforte e al sodale di sempre Andrea Beninati (batteria, percussioni, violoncello), ci sono due nuovi innesti: Matteo Skukkia (susafono, basso tuba, trombone, flicorno, tromba) e e Fabrizio Dottori (sax, clarinetti, flauti, tastiere).Il cantautore che si presenta con un cappello degno del miglior film di Fellini tanto per citare l’involucro all’interno del quale Rubino si sofferma e snocciola i tuoi testi graffianti, incisivi, dissacranti. Un concept live quindi, non un concerto canonico. E con i brani in scaletta che arrivano dai quattro album pubblicati, l’ultimo del quale di quest’anno, con due partecipazioni al festival di Sanremo ed il premio della critica in tasca. Eppure sul palco Rubino si presenta con costumi, giocattoli, luci telecomandate e un carretto dei gelati. Si raccontano storie sul palco della Piazzetta Porta di Roma, ed il pubblico è composto sulle sedie, perché un concerto diverso ha anche un audience diversa, un pubblico che deve riflettere. No, questa non è socuramente musica da ascoltare al semaforo, finestrino abbassato, ritmi frenetici che escono dai pannelli dei woofer sparsi ovunque. No, questa è musica da assaporare, musica da leggere, degna del miglior filone cantautoriale del panorama italiano, musica da capire parola dopo parola. E non mancano apprezzamenti quando la cover di una famora canzone di Lucio Dalla, è eseguita sul palco, quel Lucio Dalla che sembra essere la lanterna da seguire, quel Lucio Dalla che era ad un passo da Rubino prima della sua dipartita finale, scomparso troppo presto, che voleva essere raggiunto da Rubino, ma che è scappato sulle ali del destino. Cosa direbbe Lucio?
Rubino in questo Tour torna perché altrimenti sarebbe un pessimo contadino, un pittore sconclusionato, un calciatore panchinaro della terza categoria indiana che non crede esista. Rubino d questo tour non vuole mancare. Dopo il suo rientro nella sua Puglia dalla quale ha attinto le sue emozioni, nella sua terra ha registrato l’ultimo album, ne ha tratto la sua energia, ne ha preso sapore e colori.
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