Certo deve essere stato un bellissimo impatto visivo, incorniciato dalla chiusura dello stomaco dall’emozione, il vedere piazza San Giovanni gremita di persone. Un colpo d’occhio che riempie la mente, un numero di spettatori pari a quelli di un intero stadio, Ed Ultimo si presenta sul palco umile, quasi in punta di piedi a riproporre come primo brano ‘Il ballo delle incertezze’, quello che lo ha portato a vincere la scorsa edizione delle giovani proposte del Festival di Sanremo. Niccolò, questo il vero nome di battesimo di un ragazzo della periferia romana, cresciuto in un quartiere indubbiamente difficile, quello di San Basilio, si è trovato subito a suo agio, per nulla intimorito da quella folla oceanica davanti a lui, calcando il grande palco in diretta televisiva e radiofonica, con assoluta tranquillità prendendosi la scena cantando emozioni in rima sia nella parte cantata che in quella più Hip Hop in cui il testi è ben scandito ed assolutamente fruibile.
Se San Basilio è un quartiere difficile, spesso al centro di articoli di cronaca, è anche un quartiere di lavoratori, un quartiere operaio, in cui il vero sudore riesce a portare a casa il companatico giornaliero, ed a volte non è assicurato. Ultimo lo sa. Non a caso questo suo nomignolo rappresenta tutto questo, rappresenta una condizione, vissuta da molti e dallo stesso cantante ventiduenne.
Il secondo brano, al pianoforte, si chiama Sogni Appesi. Un testo delicato, di pensieri, di speranze, di vita reale in cui teen agers si immedesimano parola per parola. Una poetica semplice ma efficace: “Sognavo di vivere in alto, dimostrare che ero un vincente e quando ho incontrato me stesso mentre correvo di notte gli ho urlato di odiarlo contro. E lui ha diviso le rotte.”
Le premesse ci sono tutte, uno spettacolo davvero delicato e denso di contenuti, e Piazza San Giovanni risponde, scandendo parola per parola tutti versi di Ultimo fino agli ultimi istanti della sua presenza sul palco.
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