“Polvo serán”, diretto da Carlos Marqués-Marcet, è un film che affronta il delicato tema del suicidio assistito in un modo unico e audace, attraverso una narrazione che mescola dramma e coreografia. La storia ruota attorno a Claudia, una ex attrice e ballerina a cui viene diagnosticato un tumore cerebrale incurabile. Invece di rassegnarsi passivamente alla malattia e all’inevitabile declino, Claudia prende la decisione radicale di non attendere la perdita della sua autonomia. Il marito, Flavio, regista con cui ha condiviso una vita personale e professionale, sceglie di non separarsi da lei nemmeno nell’ultimo passo, accompagnandola in Svizzera, dove il suicidio assistito è legale.
Questa scelta si scontra con le reazioni dei loro figli, che si trovano a dover affrontare il dolore non solo della malattia terminale della madre, ma anche della possibilità di perdere entrambi i genitori contemporaneamente. Questi conflitti famigliari e interiori sono intervallati dalle suggestive performance della cantante catalana Maria Arnal e del coreografo Marcos Morau, rendendo il film un’esperienza visiva e emotiva unica.
Il tema del suicidio assistito è senza dubbio complesso e spesso controverso. In “Polvo serán”, viene esplorato non solo dal punto di vista legale e medico, ma soprattutto da quello emotivo. La decisione di Claudia e Flavio non è semplice: da un lato, c’è il desiderio di mantenere il controllo sulla propria vita e sul proprio destino, dall’altro, la paura di ciò che significa dire addio non solo alla vita, ma anche alle persone amate.
In questo senso, il film riflette su una domanda esistenziale fondamentale: quando e come dobbiamo dire basta? È giusto prolungare la vita a tutti i costi, anche quando la qualità di essa viene compromessa in modo irrimediabile? Il regista Carlos Marqués-Marcet riesce a porre queste domande al pubblico senza mai forzare una risposta, ma lasciando che ciascuno rifletta attraverso la lente di una storia profondamente umana.
Una delle caratteristiche distintive di “Polvo serán” è l’uso innovativo della danza e della musica per esplorare il tema della morte. Il riferimento alla danza contemporanea di Pina Bausch e al genio coreografico di Bob Fosse non è casuale. Bausch ha sempre utilizzato la danza per rappresentare emozioni profonde e temi esistenziali, mentre Fosse ha portato un senso di ritmo e spettacolo in scenari spesso cupi.
In “Polvo serán”, questi elementi coreografici aggiungono un livello di complessità e bellezza alla narrazione. Le performance della compagnia di danza La Veronal, diretta da Marcos Morau, non sono semplici intermezzi, ma diventano parte integrante del racconto emotivo del film, una sorta di linguaggio parallelo che esprime ciò che le parole non possono sempre comunicare. Le coreografie riflettono il conflitto interiore dei protagonisti, la loro lotta contro il tempo e il corpo che si degrada, e la paura dell’ignoto che accompagna ogni decisione finale.
Il film vede due attori straordinari nei ruoli principali: la spagnola Ángela Molina e il cileno Alfredo Castro. La Molina, a 69 anni, dimostra ancora una volta la sua incredibile capacità di interpretare ruoli intensi e complessi. L’attrice, che ha lavorato con registi del calibro di Luis Buñuel, mostra in “Polvo serán” una vulnerabilità e una forza che rendono il personaggio di Claudia indimenticabile. Alfredo Castro, dal canto suo, è noto per essere l’attore feticcio di Pablo Larraín, e in questo film porta la sua consueta intensità nel ruolo di Flavio, un uomo diviso tra l’amore per la moglie e il desiderio di aggrapparsi alla vita.
Carlos Marqués-Marcet, già noto per il suo lavoro come montatore e regista, ha dichiarato di essere stato ispirato da una storia vera per la realizzazione di “Polvo serán”. In un’intervista, ha raccontato come la storia di una coppia di anziani membri di un’associazione per il suicidio assistito abbia acceso in lui il desiderio di esplorare questo tema complesso. Da sempre affascinato dalla morte e dalle sue implicazioni, Marqués-Marcet riesce a trattare l’argomento con una delicatezza che riflette la sua profonda riflessione personale su queste tematiche.
Il titolo del film, “Polvo serán”, fa riferimento a una celebre frase del poeta spagnolo Jorge Manrique, che riflette sulla transitorietà della vita. “Polvere siamo e polvere ritorneremo” è una frase che si ricollega al ciclo inevitabile della vita e della morte, ma anche alla fragilità dell’esistenza umana. In questo senso, il titolo del film non è solo una riflessione sulla morte fisica, ma anche sulla natura effimera delle relazioni umane, dei sentimenti e della memoria.